Walter Chiari “era più a sinistra di tutti, ma pagò l’egemonia comunista con la galera”

È una lunga dichiarazione d'amor filiale quella di Simone Annichiarico al Corriere: "L'avresti voluto come amico, padre, fratello"

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Walter Chiari in una scena del film Il giovedì
Walter Chiari in una scena del film Il giovedì

Sul Corriere della Sera Valerio Capelli intervista Simone Annicchiarico, il figlio di Walter Chiari. L’8 marzo 2024 l’attore, uno dei più grandi talenti dello spettacolo italiano, avrebbe compiuto 80 anni. “Era il re dei bugiardi”, dice Annicchiarico ripercorrendo la sua infanzia. Il racconto parte dalla fabbrica Isotta Fraschini di Milano dove Walter Annichiarico, figlio di un brigadiere pugliese e di una maestra di scuola, lavorava come operaio prima di salire su un palcoscenico.

Walter Chiari, figlio Simone omaggia l’attore

Chiari è stato una personalità controversa. Aveva militato nella Decima Mas durante il fascismo, la flottiglia della Marina tornata di recente alla ribalta per la maglietta indossata da Enrico Montesano a Ballando con le stelle e costata all’attore romano l’espulsione dal programma. “Dopo – rivela il figlio –, non sopportò l’egemonia culturale della sinistra. Ma lo ricordo quando mi diceva: ‘Simone, non hai capito che io sono più a sinistra di tutti’. Era solidale, siamo tutti uguali, diceva.

“Ugo Gregoretti e alcuni Teatri Stabili di sinistra si innamorarono di mio padre – aggiunge Annicchiarico –. Ma di fatto l’intellighenzia aveva un complesso d’inferiorità e godeva nel vedere certi idoli cadere. Papà i libri li divorava, si era fabbricato da solo una cultura. In un certo senso l’egemonia comunista la pagò con la galera”. Il riferimento è a quanto successo nel 1970: Chiari venne arrestato con l’accusa di consumo e spaccio di cocaina.

L’attore restò in carcere a Regina Coeli per 98 giorni: fu scarcerato dopo aver pagato una cauzione di tre milioni di lire. Al processo venne prosciolto dall’accusa di spaccio e condannato con la condizionale per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti per uso personale. “Fu Marisa Maresca, la soubrette, che lo prese come capocomico per portarselo a letto, a introdurlo alla cocaina – ricorda il figlio –. A fine spettacolo papà si allontanava con la ballerina di turno, la cocaina era legata al sesso, era timido e lo sbloccava, era il suo viagra”.

Nel periodo di maggior successo, Chiari aveva fama di grande seduttore. Per il figlio era “bello, atletico e pudico”. “Erano le donne che gli andavano dietro – spiega Annicchiarico –. Ho la lettera che gli scrisse Ava Gardner: ‘Sono a letto sola pensandoti e desiderando di essere a letto con te’. Ho una foto molto bella di lui che esce da un locale di via Veneto con Anita Ekberg, e poi Delia Scala che era bellissima, con Anna Magnani fu una storia breve e privata. Elsa Martinelli mi diceva: ‘Non sai quali volgarità possano uscire fuori da certe donne che sembrano principesse’. E Mina, che in una lettera si finse bambina, faceva apposta errori di ortografia, scriveva di aver perso un palloncino. Per me, mamma e papà che cambiavano partner era normale”.

Un primo piano di Walter Chiari
Walter Chiari ai tempi del Sarchiapone (foto: RaiPlay)

Walter Chiari: Mina, Ava Gardner e tante donne

A proposito di sua madre, l’attrice Alida Chelli, quando è morta nel 2012, Simone ha lasciato Roma e si è trasferito tra la Sardegna e il Trentino, facendo una vita solitaria tra mare e montagna. “Doveva fare la figlia, non la mamma – dice oggi della Chelli –. Piena di problemi, paure. Era nevrotica, urlava invece di parlare. Gli amici avevano un’altra idea, dicevano che rideva, che era simpatica. Tony Renis girò il mondo con i miei genitori e disse che quando litigavano mamma metteva in difficoltà papà, era lui a perdere le staffe”.

Di Walter Chiari si dice sempre che negli anni Sessanta era l’attore più pagato d’Italia. All’attivo contava 109 film: il più bello di tutti per il figlio è Il giovedì di Dino Risi, dov’era proprio “un padre scapestrato”. “Ma il ruolo che gli riusciva meglio – dichiara Simone – era essere Walter Chiari. Metteva i premi per fermare le porte, usava il Nastro d’argento per schiacciare le noci. Erano super divi, lui, Sordi, Tognazzi, Gassman, mica gli attori di oggi. Dieci anni fa nella fiction su di lui ho interpretato in un cameo un suo fan. Papà era soprattutto un animale da palcoscenico, a lui venne l’idea di avere in tv il pubblico nei varietà, disse ai macchinisti di portare i parenti, prima c’erano solo i tecnici”.

Se oggi, a quasi trent’anni dalla sua morte, Walter Chiari è ancora ricordato come uno degli attori più popolari d’Italia, è perché “conservò intatto il bambino che era in lui”. “Carlo Vanzina – conclude il figlio – mi diceva che quando da casa di suo padre Steno andava via Walter, lui si metteva a piangere. L’avresti voluto come amico, padre, fratello”.

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