Almeno per il momento, Chissà chi è si sta rivelando un flop clamoroso. Il game show che Nove ha affidato ad Amadeus, pagato a peso d’oro (10 milioni di euro spalmati su quattro anni) per mollare la Rai, è partito con il freno a mano a dir poco tirato. L’esordio di domenica 22 settembre si è fermato ad un mediocre 5,2% di share (926mila spettatori), finendo per penalizzare pure il successivo Suzuki Music Party, una prima serata fiume di quasi tre ore che ha realizzato il 4,6% e appena 628mila spettatori.
Chissà chi è, ascolti sono un flop
Ancora peggio ha fatto la seconda puntata di lunedì 23 settembre: il quiz ha dimezzato gli ascolti, passando al 3,6% di share e a 753mila spettatori. Affari tuoi non risente affatto dell’approdo di Amadeus sul Nove, nonostante i giudizi malevoli dell’ex padrone di casa: il game show dell’access prime time di Rai1, passato a Stefano De Martino, continua a macinare ascolti da primato. È ripartito bene pure Striscia la Notizia, che al debutto stagionale del 23 settembre ha realizzato il 16,3% di share e 3,4 milioni di spettatori.
Nonostante i pessimi numeri, Amadeus è promosso dai giornalisti “amici”. Ad esempio Mario Manca di Vanity Fair: “Arrivato a questo punto della carriera e con una Rai che gli ha vergognosamente voltato le spalle, considerando che lo ha accompagnato alla porta senza troppi complimenti e, soprattutto, facendo finta che non esista e che non abbia consegnato dei programmi come Affari tuoi in perfetta salute, Amadeus inaugura a Discovery un percorso di continuità e di scoperta che, per il momento, premia – in simulcast, tra il derby e Affari tuoi su Rai1, Chissà chi è sfiora il 9% di share con 1.561.000 spettatori mentre, in prime time, Suzuki Music Party raggiunge il 7,1%”. In simulcast appunto, ovvero su tutte le reti del gruppo Discovery.
Chissà chi è, Amadeus non sfonda: ecco perché
Aldo Grasso sul Corriere della Sera fa un’analisi più corretta e sottolinea che Fabio Fazio, l’inevitabile metro di paragone, l’anno scorso “venendo via dalla Rai si era portato dietro il suo pubblico”. “La differenza fondamentale è che Fazio nel corso degli anni si era costruito un suo pubblico, una sua comunità, un suo spazio che prima non esisteva”, scrive il decano dei critici televisivi italiani.
“Fazio si portava dietro un piccolo universo ‘ideologico’, Amadeus si è portato dietro solo un format (e senza Fiorello che, come abbiamo sempre sostenuto, era il suo lievito). E i format di successo spesso funzionano indipendentemente dal conduttore, tanto che su Rai1 Stefano De Martino ha tenuto gli ascolti della rete. Fazio e Amadeus non sono comparabili, sono due ‘entità’ diverse”, aggiunge Grasso.
La conclusione del critico del Corriere è impietosa: “La tv è abitudine, ci vuole tempo sia per affezionarsi sia per abbandonarla. E poi c’è una parte di pubblico, quello che la pubblicistica definisce ‘zoccolo duro’, che non lo sposti nemmeno con le cannonate (non è ‘dimostrazione d’affetto’, come qualcuno sostiene, è consuetudine, assuefazione, persino pigrizia)”.
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