Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, i due agenti uccisi negli uffici della Questura di Trieste, si facevano chiamare “I figli delle stelle”, come la celebre canzone di Alan Sorrenti. I due, come in una sorta di rito propiziatorio, ascoltavano a ogni inizio turno la hit del cantautore napoletano, un classico datato 1977. Il video-selfie di Matteo e Pierluigi, diffuso nei giorni scorsi dalla Questura di Trieste, ha colpito profondamente Sorrenti.
Poliziotti uccisi a Trieste: video commuove Sorrenti
Intervistato dall’AdnKronos, il cantante ha voluto rendere omaggio alla memoria dei giovani agenti. Quest’episodio è così doloroso che c’è solo da restare in silenzio e riflettere, evitando le polemiche sui social.
“Mi ha toccato molto questo video – racconta Sorrenti –. Anche perché ne ho avuto notizia da un mio fan poliziotto diventato amico in tanti anni, che li conosceva. Mi sono sentito molto vicino a questi ragazzi. Tanto che stamattina ho mandato alla Questura di Trieste dei fiori con le condoglianze e un biglietto dedicato Matteo e Pierluigi: sarete sempre figli delle stelle”.
“Quella canzone – aggiunge il cantautore –, che raccontava dei miei incontri notturni e dei continui voli tra l’Italia e Los Angeles, che mi tenevano sospeso in cielo, aveva un ritornello in cui probabilmente si sono riconosciuti, perché sembra l’espressione musicale della loro missione”.
![Un primo piano di Alan Sorrenti e un estratto del video dei due poliziotti uccisi a Trieste](https://play4movie.it/wp-content/uploads/2019/10/Alan-Sorrenti.jpg)
Alan Sorrenti, figli delle stelle “erano dei bravi ragazzi”
“Io sono buddista – spiega Sorrenti –, quindi credo in una certa circolarità, e ho recitato per loro oggi. Avevano delle facce così belle, si vedeva che erano dei bravi ragazzi e che credevano profondamente alla loro missione, che affrontavano con gioia”.
“Poi purtroppo – conclude il cantante – ci sono atti di una tale follia, da parte di persone disconnesse a tal punto dal tessuto sociale, che sono imprevedibili e ingestibili ma su cui la società dovrebbe interrogarsi profondamente. C’è una rabbia incontenibile che se non viene riconosciuta e incanalata, trova fughe e gesti incontenibili. In questo senso, è vero che questi ragazzi sono vittime del sistema, che non funziona. L’unica cosa che posso dire davanti a tanta sofferenza che ha colpito amici e familiari è che mi piace pensare che quella mia canzone li abbia avvicinati alle stelle, nel senso più bello e alto”.