Giovanna Botteri a Sanremo: “Se ce l’ho fatta io, possono farcela tutte”

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Quale giorno migliore dell’8 marzo per parlare dell’ospitata di Giovanna Botteri a Sanremo? Il festival è finito sabato 6 marzo (con tanto di polemiche postume che coinvolgono Mara Venier, Extraliscio e Domenica In ) ma le brillanti dichiarazioni della giornalista rappresentano un meraviglioso inno alla normalità contro tante retoriche da festa delle donne.

La Botteri va a Sanremo? E’ successo qualcosa! Si sono completamente ribaltati i canoni – così si auto- racconta la Botteri a Sanremo – Tutti si chiedono: metterà il tacco alto, metterà il vestito scosciato, si riempirà di botox? No, non succede niente: perché mi hanno chiamato per quello che sono.”

Nessun lustrino o ‘spacco vertiginoso’: la Botteri a Sanremo è ‘la rivincita delle nerd’

Per meglio spiegare il concetto, la giornalista ricorda: “La Bbc è considerata una delle migliori e più affidabili televisioni del mondo. Le sue giornaliste sono giovani e vecchie, bianche, marroni, gialle e nere. Belle e brutte, magre o ciccione. Con le rughe, culi, nasi orecchie grossi. Ce n’è una che fa le previsioni senza una parte del braccio e nessuno fiata, nessuno dice niente, a casa ascoltano semplicemente quello che dicono.Perché è l’unica cosa che conta, importa e ci si aspetta da una giornalista. A me piacerebbe che noi tutte spingessimo verso un obiettivo, minimo, come questo. Per scardinare modelli stupidi, anacronistici, che non hanno più ragione di esistere.”

A conferma dell’inutilità di canoni estetici e modelli di bellezza ormai superati, la giornalista ricorda ai lettori che :“Io a Sanremo sono proprio questo: la rivincita delle nerd. Se ce l’ho fatta io possono farcela tutte. Da questo anno e mezzo cominciamo ad apprezzare anche l’imperfezione, ad amarci con i nostri difetti: siamo persone normali, viva la normalità.” Secondo lei è un occasione per far passare “Pur in un momento di leggerezza (come durante il Festival, n.d.r.), le idee su come si potrebbe cambiare questa società”, come ad esempio “Quelle scarpe rosse di Loredana Bertè sul palco: bastano davvero i simboli, il lavoro è forte e bisogna farlo tutte assieme