Sanpa, parla il figlio di Muccioli: “Certo, c’era violenza, ma c’era amore”

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A seguito dell’incredibile successo della serie Netflix, arrivano le riflessioni del figlio di Vincenzo Muccioli di Sanpa, Andrea. Intervistato dal Corriere, ha infatti voluto raccontare dal suo punto di vista la storia che in questi giorni sta tenendo incollati gli spettatori alla piattaforma (e che sta facendo discutere).

Le riflessioni del figlio di Muccioli di SanPa: le luci e le ombre di San Patrignano

Incentrato sulle vicende della comunità di San Patrignano, e in particolare sulle luci ed ombre, ecco com’era nei ricordi di Andrea: “Certo che la violenza c’era a San Patrignano, stiamo parlando di una guerra. Una guerra che però è stata vinta con la forza dell’amore. “Ho visto un ragazzo puntare un coltellaccio in pancia a mio babbo, avevo 16 anni. E sì, in quel periodo lui di schiaffoni ne ha dati non pochi. Sapevo anche dei ragazzi incatenati perché non fuggissero

Ma qual è la sua opinione sul modo in cui è stato raccontato Vincenzo Muccioli di SanPa e la vita del centro di recupero per tossicodipendenti?

Beh, non lo definirei proprio un documentario. È pura e semplice fiction. Cerca l’effetto “pulp” creando più ombre possibili intorno alla figura del protagonista. Ci riesce benissimo, ma ne falsifica la storia, il pensiero e il modello”.

Riguardo i metodi che il padre utilizzava, e che il documentario mette in luce: “Credo che siano stati errori gravissimi. Ma quando parliamo di San Patrignano non parliamo della Caritas, con tutto il rispetto. Parliamo di un percorso drammatico di accoglienza di giovani, i tossicodipendenti degli anni ’80, che distruggevano le loro famiglie ed erano abbandonati dallo Stato. Venivano da contesti violenti e sarebbe stato inimmaginabile gestirli con la violenza. Perché la violenza la conoscevano e la esercitavano meglio di te. Come si fa a pensare di poter tenere insieme non dico mille persone, ma anche solo dieci con la forza? Scherziamo? Ecco, a proposito di fatti: la riprova di quello che dico sono le centinaia di bambini che i tribunali di tutta Italia ci diedero in affidamento”.

La filosofia del padre era provare a salvare tutti, un’attitudine che Andrea non sempre ha trovato efficace: “L’accoglienza incondizionata ha un prezzo alto da pagare. Lui questo non lo accettava e così facendo a volte ha dato ai ragazzi una responsabilità più grande di quella che erano in grado di gestire. “Metto un letto a castello in più e ci arrangiamo” diceva di fronte alle centinaia di persone accampate fuori dal cancello. Ha aperto troppo rispetto alle nostre capacità organizzative. Il risultato è che ha delegato anche persone impreparate a gestire ragazzi in difficoltà”.

Sull’omicidio di un ospite dentro alla comunità, Andrea Muccioli commenta:

Alla notizia che Roberto Maranzano era morto in comunità reagì dicendo che una cosa del genere non era possibile, e io gli credetti. Quando venne fuori che sei mesi dopo il delitto, nell’89, lui era stato informato, fu come se mi fosse scoppiata una bomba in faccia”.

E ricorda i mesi del processo come estenuanti

Arrivai a scontrarmi duramente con lui, perché ritenevo sbagliato aprire San Patrignano alla stampa. Eravamo sotto attacco e dentro la comunità c’erano giornalisti ovunque, sempre. La pressione era troppa, ma mio padre era convinto di poter gestire tutto a suo favore grazie al potere mediatico che aveva. Alla fine si ammalò, e la depressione lo ha strangolato. “Devo morire io perché San Patrignano continui a vivere” mi confessò”.

Sula figura di Walter Delogu, autista e guardia del corpo del padre, poi suo grande accusatore con la consegna ai magistrati di un nastro con cui aveva registrato di nascosto Muccioli mentre parlava di eliminare persone scomode, e con la rivelazione che lo stesso Vincenzo Muccioli gli aveva promesso centinaia di milioni in regalo, Andrea commenta:

Delogu non aveva altre capacità che guidare la macchina. L’errore più grosso fu quello di dargli una pistola, la stessa che aveva addosso quando venne a chiedere soldi a mia madre. È stato condannato per estorsione. Il denaro? Mio padre di promesse ne ha fatte tante, lo avrebbe aiutato a farsi una vita fuori, ma forse la sua idea era di farlo gradualmente. La registrazione? Chiacchiere da bar, il babbo era fatto così, eccedeva spesso nel linguaggio

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