“Hai gli occhi di un ragazzo in guerra, o di uno che non si aspettava cosa fosse la guerra“: esce oggi, il 20 maggio, ufficialmente e felicemente al cinema Il Cattivo Poeta, ritratto di un decadente Gabriele d’Annunzio (Castellitto) all’alba della Seconda Guerra Mondiale e del giovane generale di partito (Patanè), dilaniato dalle enormi contraddizioni del fascism0 degli anni ’30.
Perché correre a guardare al cinema Il Cattivo Poeta con Sergio Castellitto e Francesco Patanè
Complice la dedizione e l’accuratezza dell’occhio produttivo di Matteo Rovere – che, sia da produttore che da regista, ci ha già regalato capolavori di genere come Il Primo Re, L’incredibile storia dell’Isola delle Rose e Carosello Carosone – arriva sul grande schermo una vicenda ben lontana da ‘La Pioggia del Pineto’ o da ‘Il piacere’, insomma dalla figura del ‘Vate’ come ce lo ricordiamo sui libri di scuola.
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Il suo ‘cranio’, riprodotto all’infinito su riviste letterarie, antologie di letteratura e copertine di romanzi, insieme al suo squisito vezzo modaiolo, è solo un contenitore riconoscibile e familiare per una riscrittura del celebre artista italiano. A partire dalla fitta corrispondenza tra il generale Giovanni Comini e i capi di partito dell’epoca (tra cui Starace), la sceneggiatura e l’accuratissima regia di Gianluca Jodice consegnano agli spettatori il racconto inedito del tramonto non solo della fama di uno scrittore che all’epoca era stata una vera e propria ‘rockstar’, ma anche di un ideale che si considerava assoluto, fondatore di una nuova Italia e chimera di un futuro luminoso.
Nella fisionomia antica e al tempo stesso pura e quasi ingenua del vero punto focale del racconto, il generale neo-promosso Giovanni Comini/Francesco Patanè, si intravede la stessa ostinazione interna e cammino verso la delusione del Jojo Rabbit di Taika Waititi, ma anche la crisi interna di valori di Yossarian di Catch 22 (per citare esempi recenti): una giovane promessa di partito, l’assoluta fede nei principi, la vista parziale e idealizzata della politica, e poi lo spostamento brusco dell’asse quando gli aspetti più umani e crudeli toccano la sfera più personale.
Perché non è solamente un film su Gabriele D’Annunzio
E D’Annunzio? Gabriele è lì, al Vittoriale, luogo che per Sergio Castellitto è stata una vera e propria ‘placenta’ che ha dato vita alla sua magistrale interpretazione del poeta: “Mi sono rasato i capelli non solo come primo e simbolico gesto richiesto dal ruolo, ma come atto d’offerta alla sua complessa identità“, ha raccontato l’attore in occasione della presentazione del film. “Per me il film l’ha scritto lui, i testi che recito sono presi dai suoi scritti, la scenografia è la sua spettacolare villa sul lago di Garda che mi ha restituito quei suoi 75 anni, quei fasti e quell’ultimo viaggio di vita“. Con riferimento a figure analoghe, come Pasolini e Curzio Malaparte, l’interprete del ‘Vate’ regala un personaggio che accompagna Giovanni Comini nel suo viaggio interiore, nella sua riscrittura interna e nella sua rivelazione vitale: “Agli italiani piacciono solo le cattive rappresentazioni, di ogni idea bella se ne realizza sempre una versione più cupa“, gli dice ad un certo punto.
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Ed ‘Il Cattivo Poeta’ parla anche di questo: di brutture, di vecchiaia e disfacimento, di vizi che tengono apparentemente in vita, di tradimenti e spie, di un’Italia che ha un’apparenza ed una sostanza, dei retroscena storici tenuti fuori dalle narrazioni convenzionali, degli spettatori impotenti e della potenza delle idee, anche di quelle negative.
Ecco il motivo principale, quindi, per dedicarsi del tempo e andarsi a godere al cinema Il Cattivo Poeta di Gianluca Jodice: per apprezzare le storie nella grande Storia, per guardare in faccia gli uomini e gli episodi che hanno arricchito non solo il nostro passato, ma che ci hanno lasciato delle tracce per il presente. E perché il cinema è più vivo che mai, in ogni suo piccolo e grande dettaglio, e Rai Cinema sembra esserne sempre più paladina.
Regia di Gianluca Jodice
conSergio Castellitto, Francesco Patanè, Tommaso Ragno, Clotilde Courau, Fausto Russo Alesi, Massimiliano Rossi, Elena Bucci, Lidiya Liberman, Janina Rudenska e Lino Musella
Prodotto da Matteo Rovere e Andrea Paris
Coprodotto da Nicolas Anthomé
Una coproduzione italo francese Ascent Film e Bathysphere con Rai Cinema
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