Un giorno in pretura, il programma di Rai3 che racconta i processi direttamente nelle aule di tribunale (e non nei talk o nei tg), è ripartito domenica 28 aprile in prime time. La prima puntata, che ha registrato ottimi ascolti (1 milione 560mila spettatori, 7,2% di share), ha affrontato un caso spinoso, molto noto e discusso: la morte di Marco Vannini.
Secondo i dati Nielsen, Un giorno in pretura è stato il programma più commentato su Twitter dell’intera giornata. Ma proprio dai social sono arrivate critiche feroci alla trasmissione condotta da Roberta Petrelluzzi.
Un giorno in pretura 28 aprile 2019: polemiche social
Tutto è cominciato nei giorni precedenti la messa in onda della puntata. La Petrelluzzi, dal profilo Facebook ufficiale del programma, si era schierata contro la “gogna mediatica” nei confronti della famiglia Ciontoli. Con un post indirizzato a Martina, la fidanzata di Marco, la conduttrice aveva criticato l'”accanimento mediatico” che “non si capisce perché, vorrebbe la vostra morte civile”.
“È un segno – ha scritto la Petrelluzzi – dei miseri tempi che stiamo vivendo, dove l’odio e il rancore prendono il sopravvento su qualsiasi altro sentimento. Ci auguriamo che il nostro lavoro riesca a riportare la tragedia vissuta (perché tragedia è) alle sue reali dimensioni”.
Dopo la puntata di domenica, diversi spettatori hanno contestato il modo in cui è stato affrontato il caso. La morte di Marco Vannini, ucciso con un colpo di pistola da Antonio Ciontoli, il padre della sua fidanzata, è al secondo grado di giudizio e arriverà in Cassazione. La sentenza della Corte d’Appello ha ridotto la pena da 14 a 5 anni per Ciontoli, ritenuto responsabile di omicidio colposo e non volontario. Le altre condanne a 3 anni, inflitte ai famigliari imputati, sono state invece confermate, tranne che per la fidanzata di Federico, il figlio di Antonio, che è stata assolta.
Caso Vannini, ricostruzione fedele o “clamore mediatico”?
Un giorno in pretura, secondo una parte del pubblico, avrebbe espresso troppa vicinanza nei confronti dei Ciontoli. In realtà, a differenza di quanto fatto da programmi come Quarto Grado e Le Iene, la trasmissione di Rai3 ha evitato qualsiasi sensazionalismo giustizialista.
“Noi crediamo – ha detto la Petrelluzzi in chiusura – che solo le vittime, spinte dalla propria disperazione, hanno il diritto alla protesta, anche a quella più rumorosa. Crediamo anche che il troppo clamore spinge tutti a radicalizzare il proprio convincimento e non contribuisce a fare giustizia”. Un richiamo che la platea televisiva, che ha urlato “vergogna” e si è definita “moralmente disgustata”, non ha voluto raccogliere. Insomma, a più di trent’anni dalla sua prima messa in onda, Un giorno in pretura si conferma ancora una volta l’unico programma capace di “descrivere la realtà con la realtà”, come disse Angelo Guglielmi.
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