Più forti del destino, la storia vera dietro la fiction Mediaset

Il dramma in costume di Canale 5 è il remake della serie-evento francese "Destini in fiamme", ispirata a fatti realmente accaduti: l'incendio del 1897 al Bazar de la Charité di Parigi

0
160
Una scena di Più forti del destino
Una scena di Più forti del destino

Più forti del destino è il nuovo dramma in costume in onda in prima serata su Canale 5 dal 9 marzo. Diretta da Alexis Sweet, la fiction prodotta da Fabula Pictures per Mediaset è il remake di una serie francese chiamata Le Bazar de la Charité (in italiano Destini in fiamme) e disponibile su Netflix. I personaggi di Laura Chiatti, Giulia Bevilacqua e Dharma Mangia Woods sono interpretati nell’originale da Audrey Fleurot, Julie de Bona e Camille Lou. L’adattamento italiano sposta gli eventi dalla Francia alla Sicilia, ma la storia vera che ispira entrambe resta la stessa: l’incendio avvenuto nel 1897 al Bazar de la Charité di Parigi.

Più forti del destino, la storia vera dietro la fiction

Il Bazar de la Charité è un ente di beneficenza che organizza ogni anno un’asta per devolvere i proventi delle vendite di opere d’arte, dipinti, gioielli e libri ai poveri di Parigi. Lanciato a partire dal 1885 dal finanziere Henri Blount e presieduto dal barone Armand de Mackau, il consorzio raduna la crema dell’aristocrazia e dell’alta borghesia francese e nel cortile esterno del padiglione allestito a rue Jean-Goujon presenta invenzioni prodigiose, come lo stupefacente cinematografo dei fratelli Lumière.

È proprio una proiezione (e la totale inosservanza delle norme di sicurezza) che scatena il tragico incidente del 4 maggio 1897. Sono le 16:15 e la lampada del proiettore ha finito l’etere: deve essere ricaricata. Il signor Bellac, il proiezionista, chiede al suo assistente Grégoire Bagrachow di fargli luce per procedere all’operazione. Invece di aprire la tenda del telone per far entrare i raggi del sole, Grégoire fa l’errore di accendere un fiammifero: l’apparecchio non è isolato bene e i vapori prendono fuoco. La tenda si incendia subito, espandendosi al legno, alle decorazioni in cartone e poi diffondendosi al velum che fa da soffitto al Bazar.

I 1200 ospiti che in quel momento sono all’interno cercano in tutti i modi di fuggire. Nell’incendio muoiono 125 persone, tra cui 118 donne. Tra queste ci sono Sophie-Charlotte, la duchessa di Alençon (sorella dell’imperatrice Sissi), la pittrice e ceramista Camille Moreau-Nélaton, la nobile Madame de Valence con le sue due figlie e sei bambine.

Le tre protagoniste di Più forti del destino
Dal Bazar de la Charité di Parigi alla Mostra sulle nuove tecnologie di Palermo

Bazar de la Charité, l’incendio che ha cambiato la Francia

L’elevato numero di vittime femminili non si spiega soltanto con gli ingombranti abiti dell’epoca che impediscono alle donne di muoversi agilmente e darsi alla fuga. I testimoni rivelano che parecchie donne, cadute a terra e impossibilitate a rialzarsi, vengono calpestate dalla folla che cerca disperatamente di sfuggire alle fiamme.

L’intervento repentino dei pompieri e quello decisivo dei cuochi dell’Hôtel du Palais, che aprono subito tre delle quattro sbarre di una finestra della cucina che affaccia sul cortile del Bazar, permettono che la tragedia non si trasformi in una strage con un numero maggiore di vittime. Il giorno successivo, la giornalista Séverine titola un suo articolo “Qu’ont fait les hommes?” (“Che hanno fatto gli uomini?”) sulla prima pagina dell’Écho de Paris.

È un preciso atto d’accusa: molti uomini presenti durante il disastro si sono fatti strada nel fuoco lasciando a terra, calpestando o addirittura picchiando donne e bambini per mettersi in salvo. Quell’incendio almeno serve a qualcosa: da quel giorno il governo obbliga per legge i regolamenti sulla sicurezza, l’evacuazione e i materiali da costruzione per luoghi ed eventi pubblici. Oggi le vittime e le loro storie sono ricordate sul sito e nel memoriale della Bazar de la Charité.

La ricostruzione dell’incendio del 1897 in un accurato documentario di France Inter