Il ricordo di Mogol con Battisti: “La sinistra ci chiamava fasc1sti”

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mogol su battisti

Ad un passo dagli 84anni (il 17 agosto), il celebre autore italiano è tornato su un argomento di conversazione davvero molto caldo: il rapporto di Mogol con Battisti, infatti, è un topic che non finirà mai di sorprendere gli ammiratori del celebre cantante, anche perché sempre più spesso viene fuori qualche inaspettato retroscena o ricordo di quell’epoca d’oro della canzone italiana.

Mogol con Battisti: il primo incontro

Le immortali canzoni del celebre ‘duo’ sono state lo spunto per il film ‘Un’avventura’, con Laura Chiatti e Michele Riondino, e ancora adesso costituiscono un vero e proprio patrimonio artistico. Ma com’è cominciato tutto? Il ricordo, condiviso durante un’intervista de Il Corriere della Sera, va a quella primissima (e forse un po’ scettica) conoscenza:

«Me lo portò a casa una mia cara amica parigina, che si occupava di edizioni musicali – racconta – Stava cercando un musicista italiano da promuovere in Francia. Mi fece ascoltare le sue canzoni, che non erano un granché. E io lo dissi chiaramente a quel ragazzo». Un giudizio severo e deciso (almeno quanto quello al vetriolo che Ripetti ha dato pochi mesi fa su X Factor) che però non scoraggiò il giovane cantante: «Mi fece un sorriso luminoso, dicendo: sono d’accordo. La mia amica invece rimase male e io, per metterci una pezza, invitai Lucio a venirmi a trovare, per lavorare a qualcosa insieme. Nacquero le prime tre canzoni, la terza era 29 settembre».

‘Ci offendevano e poi ci ascoltavano di nascosto’

Nacque così la solida collaborazione di Mogol con Battisti, un lavoro di squadra che attraversò molte epoche, inclusa quella della lotta politica/lotta armata. In quel contesto storico, in Italia, la musica leggera prodotta dal duo non è stata sempre apprezzata: «L’impegno, a quel tempo, era essere di sinistra fare testi sulla classe operaia, le contestazioni. Io parlavo della sfera privata», racconta con amarezza: «Era il momento dei cantautori, tipo Francesco Guccini bravissimo per carità, ma le loro non erano canzoni vere e proprie. Scrivevano dei testi politici e poi li cantavano con una musica che non aveva un ruolo fondamentale. Però, poi, ho scoperto una cosa che mi ha fatto piacere: nel covo di via Gradoli delle Brigate rosse, trovarono la collezione completa di Mogol-Battisti. Ascoltavano le nostre canzoni (che avevano definite ‘fasc1ste) e le nascondevano…”

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