Non poteva mancare un po’ di pepe in questo periodo dell’anno così importante per il cinema internazionale: se non ne avete ancora letto, la polemica del nostro amato Pierfrancesco Favino a Venezia ha creato scompiglio e dibattiti durante il Festival, e sia il pubblico che gli addetti al settore si stanno dividendo in due fazioni. Ma vediamo di cosa si tratta:
L’attore, che sul red carpet ha sfilato in qualità di protagonista de ‘Comandante’ di Edoardo De Angelis, ha dichiarato durante l’attività stampa della kermesse lagunare: “Sono stanco di accettare che attori stranieri interpretino italiani“. Uno sfogo, espresso sempre con ironia e leggerezza, ma pur sempre pungente, in cui l’artista definisce «appropriazione culturale» quando viene utilizzato un cast straniero anche quando si tratta di interpretare personaggi storici o semplicemente connotati dall’origine italiana. Per di più con un accento che molto spesso è buffo, ‘esotico’ – si riferisce ad esempio a House of Gucci, dove la celebre famiglia italiana è interamente d’oltreoceano, e si sente, ma anche a ‘Ferrari’, presentato al Festival, dove Adam Driver interpreta per l’appunto il modenese Enzo Ferrari: «Se un cubano non può fare un messicano perché un americano può fare un italiano? Solo da noi. Ferrari in altre epoche lo avrebbe fatto Gassman, oggi invece lo fa Driver e nessuno dice nulla. Mi sembra un atteggiamento di disprezzo nei confronti del sistema italiano, se le leggi comuni sono queste allora partecipiamo anche noi» dichiara Favino a Venezia.
Ma la polemica non finisce qui:
Come hanno reagito gli attori italiani dopo lo sfogo di Favino a Venezia
Parole che non potevano lasciare indifferenti il jet set cinematografico, soprattutto italiano. Tra i sostenitori della posizione del mitico attore troviamo ad esempio Rocco Papaleo ( Concordo pienamente con l’esternazione di Pierfrancesco Favino: trovo giusto quello che ha detto.) e Marco Bocci, che dichiara: «Condivido l’invito ad avere un maggiore attenzione nei confronti degli attori italiani. Rispetto a film che raccontano storie di grandi italiani, magari realizzati anche da produttori americani, bisognerebbe considerare l’opportunità di affidare quei ruoli anche a attori italiani. In Italia c’è poca considerazione e si permette un po’ tutto; allora c’è bisogno di una maggiore attenzione verso il cinema italiano e quindi andrebbe protetto».
Favorevole anche Pupi Avati: «Favino ha pienamente ragione. Visto che capita spesso che gli americani facciano film sugli italiani, ha perfettamente un suo senso che siano interpretati da italiani. Ferrari, un modenese, che viene dal Nebraska, fa un po’ ridere»; nonché Alessandro Siani, che anzi lo invita ad esporsi, a portare avanti la sua posizione “se non lo fa lui, che in questo momento ha una grande esposizione, ben venga chi si prende la responsabilità di rompere gli argini della banalità e di raccontare qualcosa che magari si dice in uno stretto giro di persone ma poi nessuno ha il coraggio di dirlo ai quattro venti.
In ultimo, l’apertura al discorso a parte di Gabriele Salvatores: «Il tema posto da Pierfrancesco Favino, che è un mio caro amico, è una questione molto complessa su cui bisognerebbe riflettere in maniera più approfondita e comunque il fatto che oggi ne stiamo discutendo dimostra l’importanza del tema».