Tre anni fa, il 26 marzo 2018, se ne andava Fabrizio Frizzi, morto a 60 anni dopo aver combattuto con la malattia. Il sorriso e la gentilezza lo avevano reso uno dei conduttori più amati e popolari della televisione italiana. Era impossibile non volergli bene, ricorda oggi il suo grande amico Carlo Conti. Ospite dello speciale Uno di noi, l’undicesimo episodio di Ossi di seppia, il programma sul “rumore della memoria” di RaiPlay, Conti ripercorre per la prima volta quella fase delicata, dall’ischemia durante la registrazione di una puntata del programma L’eredità al tragico 26 marzo.
Fabrizio Frizzi: morte tre anni fa, il ricordo di Conti
“Non parlo volentieri di quel momento e di quel periodo – ammette Conti –. Ho deciso di farlo perché è passato del tempo e perché credo sia giusto ci sia un riconoscimento al lavoro, alla forza di Fabrizio. L’amore per il pubblico, per questa grande dedizione e per tutto quello che ha lasciato”.
Frizzi viene ricoverato al Policlinico Umberto I di Roma. “Nel pomeriggio – ricorda Carlo – ricevo una telefonata dai miei autori, Emanuele Giovannini e Leopoldo Siano. Mi dicono: ‘Stavamo registrando una puntata e Fabrizio si è sentito male’. Mi si è gelato il sangue. Mi raccontano che aveva avuto un primo malore, ma Fabrizio aveva voluto riprendere e poi si era di nuovo sentito male perciò avevano chiamato d’urgenza l’ambulanza. Quelle ore lì sono state di angoscia assoluta, non si sapeva niente”.
Dimesso alcuni giorni dopo, Frizzi lascia simbolicamente a Conti le chiavi da “supplente” del quiz del preserale di Rai1. La staffetta a L’eredità si conclude quel 26 marzo, con la morte di Fabrizio. “È proprio in questi casi – spiega Conti – che devi applicare ‘lo spettacolo deve andare avanti’, in ogni caso. È una forma di rispetto nei confronti del pubblico. Devi trovare tutto nel tuo mestiere, nella tua professionalità, le forze per andare avanti come se nulla fosse. Sia in quei momenti lì, quando Fabrizio si è sentito male o quando, recentemente, sono stato colpito dal Covid, ti rendi conto quanto si è vulnerabili. Nessuno di noi può essere considerato supereroe e la malattia non guarda in faccia a nessuno”.
Alla camera ardente, allestita nella Sala degli arazzi della Rai, in Viale Mazzini, arrivano centinaia di persone a rendergli omaggio. Perché Fabrizio – ricorda Carlo – “fino all’ultimo ha lottato con tutte le sue forze. Durante la trasmissione aveva un’energia fortissima, forse per l’adrenalina, forse per l’entusiasmo o per la forza di volontà. Non voleva crollare o mollare assolutamente. Una determinazione che era per se stesso, per il pubblico, ma soprattutto per la famiglia. Per sua figlia Stella e per sua moglie Carlotta”.
Fabrizio Frizzi, Carlo Conti racconta: “Perché lo chiamavo fratellone”
L’amico Carlo Conti capiva Fabrizio Frizzi meglio di chiunque altro: tra loro era nata sin dagli anni Ottanta una vera e propria fratellanza.
“Lo chiamavo fratellone – spiega Conti – mentre lui mi chiamava Babbo Carlo perché era un po’ impulsivo, si arrabbiava e io lo tranquillizzavo. Ma poi perché siamo diventati ‘babbi’ da grandi. Abbiamo condiviso questo fatto con le paure, le preoccupazioni dell’essere un po’ vecchi. Del rapporto con lui porto alla memoria la sua risata fantastica che sintetizzava la gioia di vivere. Questa sua aria bonaria, da bonaccione. Lui aveva un intercalare: ‘Ha questi abbraccioni’. Ecco, pensate ora quanto questi abbraccioni ci mancano”.
“La carriera di Fabrizio – conclude il conduttore – dimostra che non importa quante prime serate hai fatto o quanti programmi importanti hai fatto, ma dimostra come li hai fatti”. Non poteva arrivare dedica migliore. L’episodio di Ossi di seppia dedicato a Fabrizio Frizzi è disponibile in streaming su RaiPlay.
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