Enzo Tortora ha scritto pagine fondamentali della nostra televisione. Ma è stato anche protagonista, suo malgrado, di una delle campagne denigratorie più tristemente famose della giustizia italiana. Accusato di reati gravissimi, fra cui l’associazione camorristica e il traffico di droga, il conduttore fu incarcerato e completamente assolto da tutte le accuse, quando ormai la gogna mediatica aveva fatto il suo corso. Tortora è morto a 60 anni dopo essere tornato al mercatino di Portobello nel 1987, con quel “Dove eravamo rimasti?” entrato nella storia della tv. Oggi Francesca Scopelliti, la moglie del presentatore, torna a farsi sentire con un’intervista al sito Affari Italiani destinata a fare discutere.
Enzo Tortora, morte “non è servita”: parla la moglie
Scopelliti, 70 anni appena compiuti, dichiara che rispetto ai durissimi mesi di carcerazione e del processo al marito, “nulla è cambiato. Il sacrifico di Enzo Tortora non è servito. Anzi oggi viviamo un momento in cui le garanzie, le certezze giuridiche, il principio costituzionale sulla presunzione di non colpevolezza, sono quotidianamente calpestati. Complici, una classe politica che non vuole contrastare la magistratura e una stampa che ha in Marco Travaglio il suo indiscusso leader”.
La giornalista, ex senatrice radicale, sottolinea che la battaglia per la “giustizia giusta” portata avanti dal conduttore di Portobello non può restare lettera morta. Tortora era “un uomo che non aveva mai preso una multa o pagato una bolletta con ritardo, mancato di rispetto al vicino di casa o al vigile. Un uomo che aveva un grande rispetto delle istituzioni, che amava la fanfara dei bersaglieri e l’inno dei carabinieri, che si inorgogliva dell’operato dei soldati nelle missioni di pace, che per una insaziabile curiosità si era formato una cultura come pochi e non amava essere incluso nello star system dello spettacolo”.
I giudici della procura napoletana che l’hanno ingiustamente condannato non hanno mai pagato per i loro errori, “anzi hanno avuto tutti una brillante carriera”. Tutto questo mentre Tortora moriva “di malagiustizia, così come Falcone e Borsellino sono morti di malavita. E in un Paese democratico, non è accettabile morire per colpa di un organo dello Stato, per mano di chi indossa la toga”.
Enzo Tortora, moglie rivela: “La politica di oggi mi rattrista”
Scoppelliti chiude l’intervista con Affari Italiani auspicando che l’ombra più grande sulla vita del marito, autore di una tv che non c’è più, venga in qualche modo ricordata e affrontata.
La sua speranza, tuttavia, è flebile perché “vedo oggi il dibattito politico e… mi rattristo. Un parlamento vuoto anche se affollato, senza cultura, senza visione, senza convinzioni. Con un dibattito politico simile alle chiacchiere dei bar tra le tifoserie della curva nord e quella sud”.
Oggi, secondo la giornalista, “il nostro Paese paga la mancanza di uomini come Enzo Tortora e di leader come Marco Pannella: questo lo sanno in tanti, anche quelli che occupano le stanze del potere, ma non lo dicono, chiusi nella loro ignorante presunzione”.
[…] scaverò dentro di lui in una serie perché un film non può contenerlo”, anticipa Bellocchio. “Il suo sacrificio non è servito”, ha dichiarato di recente Francesca Scopelliti, la vedova del […]
[…] “Tortora è stato un ‘martire’ della cattiva giustizia, ma prima di tutto, un grande uomo che ha insegnato ai politici che per difendersi davanti a un tribunale ci si deve prima dimettere dall’incarico di deputato o senatore. Ma nessuno dei nostri politici mi pare abbia mai seguito il suo insegnamento…”, ammette Leroy. […]