Troppi stupri finti nelle fiction Rai, scoppia la polemica: “Non è una coincidenza”

Il sito Æstetica Sovietica denuncia alcune trame di Mina Settembre, Le indagini di Lolita Lobosco e Che Dio ci aiuti 6 che colpevolizzano le vittime

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Serena Rossi, Luisa Ranieri e Elena Sofia Ricci in Mina Settembre, Le indagini di Lolita Lobosco e Che Dio ci aiuti 6, fiction Rai sotto accusa per mostrare troppi stupri finti
Serena Rossi, Luisa Ranieri e Elena Sofia Ricci in Mina Settembre, Le indagini di Lolita Lobosco e Che Dio ci aiuti 6, fiction Rai sotto accusa per mostrare troppi stupri finti

Mina Settembre, Le indagini di Lolita Lobosco e Che Dio ci aiuti 6. Non sono soltanto le tre recenti serie di maggior successo della Rai, ma anche le tre fiction accusate di mostrare troppi stupri finti nelle sue trame. La critica arriva dalle attiviste del sito Æstetica Sovietica, un portale che si batte contro gli stereotipi di genere e per la corretta rappresentazione delle minoranze.

Troppi stupri finti nelle fiction Rai: è polemica

Æstetica Sovietica stila una lista accurata delle scene incriminate. Nel caso di Mina Settembre la falsa accusa di stupro riguarda un ginecologo; in Lolita Lobosco la denuncia di una ragazza è solo una copertura per ricattare il suo ricco datore di lavoro, in un complotto orchestrato dalla moglie di lui. L’ultimo episodio arriva in Che Dio ci aiuti 6, dove ancora una volta quella che sembra una vittima di abusi sessuali si rivela una bugiarda.

“Quella che poteva sembrare una coincidenza – si legge sul sito – appare sempre più come un disegno politico, o quantomeno come un retaggio culturale imperdonabile in un paese che già fa molta fatica a credere alle violenze sessuali”.

Il magazine si rivolge direttamente ai vertici della Rai, un servizio pubblico che dovrebbe “aiutare l’opinione pubblica a superare questo scoglio, e invece si ostina ad assecondare il pregiudizio che accompagna le survivors, coronando così un processo di colpevolizzazione delle vittime”.

“Queste coincidenze – conclude l’articolo – sono imperdonabili. Non tollereremo della retorica spicciola il prossimo 8 marzo. Il supporto ad una battaglia lo si dà anche attraverso una rappresentazione veritiera del mondo in cui viviamo. E nel mondo in cui viviamo, quando una ragazza denuncia uno stupro, le si chiede se è sicura, se avesse bevuto, se avesse dato modo di credere al suo carnefice di starci, quanto corta fosse la gonna che indossava. Si dubita. E la Rai ci sta insegnando che facciamo bene a dubitare”.

Serena Rossi, Luisa Ranieri e Elena Sofia Ricci in Mina Settembre, Le indagini di Lolita Lobosco e Che Dio ci aiuti 6, fiction Rai sotto accusa per mostrare troppi stupri finti
Troppi stupri finti nelle fiction Rai? (foto: Ufficio stampa Rai)

Che Dio ci aiuti 6, la replica della sceneggiatrice Silvia Leuzzi

Maria Pia Ammirati, la nuova responsabile della direzione di Rai Fiction, non è intervenuta in merito. A farlo è invece Silvia Leuzzi, la sceneggiatrice di Che Dio ci aiuti 6. L’autrice spiega al sito Fanpage di non aver avuto modo di vedere i casi raccontati nelle altre fiction. “Nel nostro caso – precisa subito –, però, non era un finto stupro e basta. Si trattava di una storia ispirata a un romanzo di Ian McEwan. Da lì, abbiamo tratto questa dinamica di una donna che denuncia uno stupro per conto di un’amica”.

Nel 18esimo episodio della fiction con Elena Sofia Ricci, Miriam va dal fratello, l’avvocato Nico, per denunciare un professore che, rivela, ha abusato di lei. La denuncia è falsa ma a fin di bene: ad essere stuprata è una sua cara amica, Sara, che però non ha avuto il coraggio di denunciare e, finita in depressione, si è tolta la vita.

“È vero che la nostra protagonista, all’inizio della storia, simula uno stupro – ammette Leuzzi –, ma lo fa per riscattare un’amica che è stata veramente violentata, ma non ha avuto la possibilità e il coraggio di denunciare il professore. È una bugia a metà. Il fatto è veramente successo nei termini in cui lei lo racconta. Miriam dà voce a una donna che non può più parlare. Il messaggio voleva essere proprio questo: dare voce anche a chi la voce non ce l’ha più”.

“Nella serie Che Dio ci aiuti – conclude la sceneggiatrice – siamo molto attenti alla rappresentazione delle donne. Cerchiamo sempre di uscire dagli stereotipi, di portare dei messaggi positivi. Credo che questo sia sotto agli occhi di tutti. Anche nel caso da noi raccontato, per quanto la protagonista lo faccia a fin di bene, alla fine ritira la denuncia e ammette di non avere davvero subito una violenza”.