Sanremo 2023, Sgarbi all’attacco del Festival: “Va cambiato tutto, da Amadeus a Coletta”

Il sottosegretario alla Cultura del governo Meloni si scaglia contro la kermesse: "Pensavo fosse un Festival della canzone..."

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Vittorio Sgarbi, Morandi, Egonu e Amadeus a Sanremo 2023
Vittorio Sgarbi, Morandi, Egonu e Amadeus a Sanremo 2023

La prossima edizione di Sanremo, quella del 2024, sarà l’ultima per Amadeus? È l’aria che tira ascoltando l’intervento di Vittorio Sgarbi a La zanzara su Radio 24. Ospite di Giuseppe Cruciani e David Parenzo per commentare Sanremo 2023, il sottosegretario alla Cultura del governo Meloni non usa mezzi termini per esprimere il suo disappunto sullo spettacolo che sta andando in onda su Rai 1. “Il Festival va cambiato tutto: va cambiato Amadeus, va cambiato Coletta. Preferisco metterci Morgan”, dichiara il critico d’arte.

Sgarbi: Sanremo 2023 “non era Festival della canzone?”

Punzecchiato da Cruciani, Sgarbi torna soprattutto sulla noiosissima prima serata di Sanremo. Quella con Chiara Ferragni, il comizio di Roberto Benigni e l’apparizione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In pratica, un Festival della sinistra piddina.

“Che Morandi sia di sinistra lo sanno tutti, che Benigni sia di sinistra lo sanno tutti, che Mattarella era iscritto al Pd lo sanno tutti. Benigni ha preso il compenso, io sarei andato gratis, rifiutando qualsiasi cifra”, spiega il sottosegretario alla Cultura.

Amadeus è stato già riconfermato come conduttore e direttore artistico per il 2024, richiamato a gran voce dall’amministratore delegato Carlo Fuortes al grido di “squadra che vince non si cambia”. Sgarbi è di parere completamente opposto. “Pensavo fosse un Festival della canzone, ma devono mettere cose diverse: Fedez, la Ferragni, Benigni. Cose nuove, non conosciute”, commenta il promotore del “Rinascimento” italiano.

Roberto Benigni a Sanremo 2023
Roberto Benigni a Sanremo 2023 (foto: RaiPlay)

Sanremo 2023, terza serata con ascolti in calo

A ben vedere, il governo Meloni è compatto contro questo Sanremo non certo per la lettura del messaggio di Zelensky, l’invettiva bambinesca di Fedez contro il viceministro ai Trasporti Galeazzo Bignami e la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella o le tirate di Paola Egonu sull’Italia razzista.

Il Festival è ancora una creatura dell’ad Fuortes, di Stefano Coletta e del Consiglio d’amministrazione partorito dai precedenti esecutivi a guida Conte e Draghi. È in atto una devastante guerra di potere per mettere le mani sulla Rai e il successo di Sanremo 2023 sta rafforzando il futuro della fazione Fuortes e Coletta. Dietro il fuoco sparato contro il Festival da una parte della politica, Lega in primis con le dichiarazioni e i tweet di Salvini, c’è proprio questo conflitto per i vertici di viale Mazzini.

Frattanto, in vista della finale, calano i numeri sul fronte degli ascolti. La terza interminabile serata di giovedì 9 febbraio è stata vista da 9,2 milioni di telespettatori, pari al 57,6% di share: in discesa rispetto al 62% di mercoledì, ma in linea con la media dell’anno scorso. E stasera arriva pure Chiara Francini, icona gay radical chic: il governo è avvisato.