La strage di Erba diventa una serie tv: la storia di Olindo e Rosa si trasforma in fiction

Cattleya al lavoro per una fiction sui discussi omicidi di Raffaella Castagna, Yousef Marzouk, Paola Galli e Valeria Cherubini

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La strage di Erba, che ha visto condannati in via definitiva all’ergastolo i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi per gli omicidi dei vicini Raffaella Castagna, Yousef Marzouk, Paola Galli e Valeria Cherubini, diventa una serie tv. Uno dei casi di cronaca che più ha attirato l’interesse dell’opinione pubblica italiana negli ultimi anni è al centro di un progetto prodotto da Cattleya. La sceneggiatura sarà di Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli, la coppia dietro serie di enorme successo come Gomorra, ZeroZeroZero, Django, Incastrati, Non mi lasciare e Io ti cercherò.

Strage di Erba, serie tv Cattleya in arrivo

“Ci sono in Italia casi di cronaca che oltre a contenere un elemento di mistero permettono di gettare una luce sugli aspetti più profondi e contradditori della nostra società: Erba è certamente uno di questi”, spiega il produttore Riccardo Tozzi. Sulla serie, attualmente in fase di scrittura, Cattleya è in trattativa con un committente: non si sa ancora se sarà una rete televisiva generalista come la Rai, una pay come Sky (ipotesi più che probabile) o una piattaforma streaming.

I punti oscuri della strage di Erba sono tuttora moltissimi. Il caso ha diviso l’opinione pubblica tra innocentisti e colpevolisti. C’è chi ritiene che Olindo e Rosa siano stati al centro di un complotto che li ha visti capri espiatori di qualcosa di molto più grande di loro, legato agli affari loschi di Azouz Marzouk, il vedovo di Raffaella Castagna e padre di Youssef. Altri invece hanno sempre visto la coppia come l’incarnazione del male, protettori di una serenità familiare a tutti i costi, come ha testimoniato il compianto Mario Frigerio, unico sopravvissuto al massacro.

“Un condominio come mille altri, la convivenza a volte difficile tra famiglie diverse, una giovane donna italiana sposata con un giovane uomo tunisino, la madre di lei, i vicini del piano superiore, un bambino di soli due anni. Una sera la casa piomba nell’oscurità e vengono uccise quattro persone. Che cosa è successo? Chi abitava in quel condominio? Quali tensioni si erano accumulate? La strage di Erba è l’incubo di chiunque abiti in un condominio, la società moderna ha perso in gran parte l’aspetto comunitario. Siamo tutti più soli. Forse i nostri vicini neppure li salutiamo. Ma nelle nostre case e nelle loro, cosa accade?”, sono le domande che si fanno Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli.

Rosa Bazzi e Olindo Romano durante il processo per la strage di Erba
Rosa Bazzi e Olindo Romano durante il processo (foto: RaiPlay)

Olindo e Rosa oggi: tra serie tv e riapertura del caso

Il progetto di Cattleya si inserisce nel filone di produzioni che hanno ricostruito recenti vicende di cronaca scioccanti e dolorose come Yara, il film Netflix di Marco Tullio Giordana sul caso Gambirasio, o Avetrana – Qui non è Hollywood, la serie in uscita sull’omicidio di Sarah Scazzi con Vanessa Scalera e un ricco cast. L’annuncio di una serie sulla strage di Erba arriva proprio nei giorni in cui il sostituto procuratore della Corte d’Appello di Milano, Cuno Tarfusser, ha chiesto di riaprire il caso a diciassette anni di distanza.

Il magistrato ha depositato una richiesta di revisione della condanna nei confronti di Olindo Romano e Rosa Bazzi, sostenendo che ci sono “gravissime criticità mai valutate nelle due sentenze di primo e secondo grado” e ora messe fortemente in discussione “da certezze scientifiche”. Anche il programma di Italia 1 Le Iene, con molti servizi e un recente vero/falso, sostiene da diverso tempo l’innocenza dei coniugi.

La procura di Como, in un comunicato firmato dal procuratore Massimo Astori, ha definito “certe” le prove contro Rosa e Olindo – il riconoscimento da parte di Frigerio, la macchia di sangue di sua moglie Valeria sul battitacco dell’auto dei coniugi, la loro confessione – e “ingiustificabili” le accuse mosse ai magistrati, aggiungendo anche di non voler “escludere di intraprendere azioni legali a tutela dell’ufficio”. Insomma, il caso non è ancora chiuso definitivamente.