Massimo Ghini molla la sinistra: “La politica di oggi è ipocrita, dobbiamo essere intelligentemente scorretti”

In scena al Teatro Parioli di Roma con "Quasi amici", l'attore si sfoga: "L'ipocrisia nasce dall'impreparazione"

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Massimo Ghini
Massimo Ghini

Da militante della Fgci, paladino della sinistra e aspirante sindaco di Roma a icona del politicamente scorretto passando per i cinepanettoni. È la sorprendente parabola di Massimo Ghini, protagonista in questi giorni al Teatro Parioli di Roma nello spettacolo Quasi amici, tratto dalla famosa commedia francese campione d’incassi di Olivier Nakache e Éric Toledano. Ghini ha la parte del ricco tetraplegico (nel film François Cluzet) di cui si prende cura un ragazzo tanto vitale quanto ignorante, che al cinema era Omar Sy e in teatro diventa Paolo Ruffini.

Massimo Ghini: Quasi amici e il politicamente scorretto

Parlando di questo adattamento di Quasi amici al Giornale, Ghini rivela di aver accettato questo progetto principalmente per un motivo: “l’idea di raccontare un argomento delicato attraverso il politicamente scorretto”. Già, proprio lui, figlio di un partigiano e militante comunista, presidente di una sezione del Pds romano per dieci anni ed ex responsabile della cultura del Pd nel Lazio.

“Penso che politicamente corretti lo erano i giornalisti durante la dittatura del fascismo – spiega l’attore –. Noi dobbiamo essere intelligentemente scorretti, mettendo in discussione determinate cose. Altrimenti non si potrebbero più fare i film di Lina Wertmüller, con Giannini che dà della ‘bottana industriale’ alla Melato”.

“La società moderna – aggiunge Ghini – semplifica un po’ tutto per non affrontare i temi. Come i termini ‘nero’ e ‘negro’: se dico ‘negro’ non sono razzista, non lo sono mai stato e sono sempre sceso in piazza per i diritti. Ma oggi dovremmo ridoppiare tutti i film, da Via col vento in poi”.

Massimo Ghini in una scena della serie Studio Battaglia
Massimo Ghini in Studio Battaglia (foto: Rai Fiction / Palomar / Tempesta)

Massimo Ghini: film con l’intimacy coordinator? Ridicolo

“Io mi sono sempre esposto, ho avuto responsabilità anche politiche pur continuando a fare il mio mestiere – continua l’attore –. E non sono mai stato ipocrita. Ho paura che la politica di oggi, da destra a sinistra, sia un po’ ipocrita e l’ipocrisia nasce dall’impreparazione”.

Ghini cita come esempio l’intimacy coordinator, ovvero la figura professionale nata di conseguenza al #MeToo del coordinatore dell’intimità. Un controllore chiamato sui set per tutelare e far sentire a loro agio attrici e attori durante le scene di sesso.

“Io sono stato amante, marito, tombeur de femmes di mezzo cinema italiano per i ruoli che facevo e c’è sempre stata la questione etica-morale – confessa l’attore al Giornale –. Ma da qui a chiedere che ci siano controlli sul set mi sembra una follia. Ma nemmeno nei film di Natale… Io sono padre di quattro figli, di cui due femmine: non posso non pretendere il rispetto nei confronti delle donne. Ma non dobbiamo sfiorare il ridicolo”.