La lettera di Luciana Littizzetto ai soldati ucraini

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luciana littizzetto a mediaset

Per l’8 marzo magari potevamo soffermarci unicamente sul suo monologo contro il femminicidio, ma i tempi durissimi e questo clima mondiale ci spingono a valorizzare un’altra bellissima lettera di una celebre donna della TV italiana: quella di Luciana Littizzetto ai soldati ucraini.

Durante la scorsa puntata di Che Tempo Che Fa, come di consueto, la co-conduttrice di Fazio ha declamato le sue rilfessioni in modo certo, ironico, ma anche incredibilmente amaro:

luciana littizzetto ai soldati


Caro Dimitri, caro Ivan, caro Oleg, caro Pavel, caro Yuri. E ci metto dentro anche un. Caro Vladimir, perché in tutta la Russia ci sarà anche un Vladimir normale. Caro Misha, ti scrivo dall’Italia. Paese che conoscerai per il calcio, la pizza e il programma dove ci prendete per il cu*o ogni capodanno. Io non ti conosco, ma mi basta guardare la tua barbetta rada e la divisa troppo grande che in te rivedo mio figlio e tutti i nostri figli.

Le parole di Luciana Littizzetto ai soldati giovanissimi che stanno combattendo in Ucraina: “Alla vostra età dovreste stare in giro a fare l’Erasmus e pensare ad altri tipi di ‘cannoni’

Caro Boris, so che hai paura e ti senti perduto, ma sappi che tu non hai colpa. Hai 20 anni, ti hanno messo un fucile in mano e ti hanno mandato in un posto che non sai manco dov’è. Sei diventato una pedina di una partita a scacchi a cui nemmeno pensavi di giocare. Ti abbiamo fregato. Noi adulti lo facciamo spesso e ora lo stiamo facendo con la guerra, che è il modo più infame. Per questo ho compassione di te. Perché alla tua età, a 20 anni, caro Vanja, dovresti essere in giro con l’Erasmus, a stapparti la birra con l’accendino e a limonare sulla Rambla. Dovresti sederti con tutte le scarpe sporche sugli schienali delle panchine per farti mandare a stendere da quelle come me. Dovresti essere impegnato con altri cannoni, più piccoli e con la cartina lunga. Dovresti andare a farti scoppiare le orecchie ai concetti, scrivere come uno scemo con la pipì sulla neve, sparare sì ma alla sagra della scrofa della steppa per vincere il peluche per la tua fidanzata. E invece sei lì, col cuore nel fango. Condannato a essere un maschio dell’Ottocento che va a morire per la patria“.

L’intensità della lettera di Luciana Littizzetto ai soldati che stanno combattendo questa terribile guerra in Ucraina si legge anche dal suo tono, che via via diventa sempre più tremolante e meno ‘spavaldo’, in particolare nella parte conclusiva: “Caro Vanja, il Ministero della Difesa ucraino ha mandato un messaggio a tua madre, lo sai? Le ha detto che sei prigioniero, ma che può venire a Kyiv a riprenderti e riportarti a casa. Spero che possa farlo presto, avrai finalmente delle donne accanto a te, quelle che dovranno ricostruire. Caro Ivan voglio credere che tutto questo male finirà e ti renderà un uomo migliore. Migliore di noi, ci va anche poco. E soprattutto ti auguro di avere un futuro. Ma un futuro vero, dove nessuno ti chiamerà mai più soldato, ma solo Dimitri, Aliosha e Victor