La lettera di Luciana Littizzetto sul femminicidio: “Caro Stato, mettili in galera”

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luciana littizzetto sul femminicidio
Fabio Fazio e Luciana Littizzetto a Che tempo che fa (foto: RaiPlay)

Siamo abituati ai suoi monologhi profondi, ironici ed amari (vedi quello sui figli), ma questo di Luciana Littizzetto sul femminicidio è un autentico appello, a tutti gli effetti. Il suo interlocutore, infatti, è lo Stato con la S maiuscola. In occasione delle giornate contro la violenza sulle donne, la co-conduttrice di Che Tempo Che Fa ha dichiarato:

Il femminicidio, caro Stato, non è quasi mai un evento imprevedibile. Per questo le donne quando denunciano devono essere credute e protette da subito: perché mentre la giustizie è lenta la violenza è molto molto veloce.” In questa lettera di Luciana Littizzetto sul femminicidio il destinatario è, come abbiamo detto, lo Stato ma sono anche, “per copia conoscenza, i 622 deputati e deputate che lunedì non erano presenti al discorso della ministra Bonetti. Caro Stato tu fai cose bellissime, come la campagna vaccinale, il bonus bebè, i posti auto per i disabili, ma c’è una cosa su cui dovresti impegnarti di più: sai quante sono le donne in Italia? Il 51,3% della popolazione e tantissime di loro ogni giorno sono spesso calpestate, picchiate, martoriate e uccise dal compagno violento. Loro possono fare il primo passo denunciando ma poi non puoi dare a loro la responsabilità di salvarsi, a salvarle devi essere tu, Stato mio».

I numeri di Luciana Littizzetto sul femminicidio spaventano

Sono 109 le donne uccise fino ad oggi, praticamente come la platea di persone che ho qui davanti. Fanno più o meno la media di una donna uccisa ogni tre giorni. L’8% in più rispetto al 2020. Di queste donne, 93 sono state uccise in ambito familiare o affettivo. Questo significa che il mostro non è là fuori, ma è in casa. Però poi sono le donne che, dopo aver denunciato, devono nascondersi, scappare, andare nella case-rifugio, andare nei centri anti-violenza, cambiare identità e città. Ma perché a pagare la doppia pena è sempre la vittima e mai il carnefice? Dovrebbero essere gli uomini violenti ad andare in un centro anti-violenza. Sei violento? E non ti insegniamo a non esserlo più. Ma in un posto chiuso, dove resti finché non impari. Scusa eh, ma se c’è un leone libero in città appena scappato dallo zoo, chi mettono in gabbia il prima possibile? Il leone o i cittadini che sono in pericolo? Non è logico? E caro Stato, non bastano le misure intermedie, tipo il divieto di avvicinamento. Ma cosa vuoi che gliene freghi a un pazzo e violento che vuole a tutti i costi ucciderti del divieto di avvicinamento? Cosa pensi che faccia, che vada in giro con il metro a calcolare la distanza come un geometra dal catasto? Non ci deve poter arrivare a quella casa lì, altrimenti a me donna passa la voglia di denunciare, lo capisci? “”

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