Eurovision 2024, perché in Spagna infuria la polemica sulla canzone Zorra

Da giorni ci sono proteste dopo che il brano del duo Nebulossa ha vinto il Benidorm Fest: è intervenuto persino il premier Pedro Sánchez

0
976
Mery dei Nebulossa canta Zorra all'Eurovision 2024
Mery dei Nebulossa canta Zorra all'Eurovision 2024 (foto: RTVE)

In Spagna si è alzata la protesta contro la canzone Zorra, il brano dei Nebulossa che rappresenterà il Paese all’Eurovision 2024, a Malmö, in Svezia, dal 7 all’11 maggio. Il pezzo che sfiderà La noia di Angelina Mango, vincitrice di Sanremo, ha trionfato al Benidorm Fest, l’evento musicale che l’emittente RTVE ha scelto per selezionare il rappresentante al Song Contest.

Cosa è successo in Spagna con Zorra

La protesta in Spagna nasce a seguito del testo della canzone: Zorra nello spagnolo parlato è un insulto, un termine dispregiativo per indicare una prostituta. È l’equivalente italiano di troia o puttana. I Nebulossa presentano il brano come un pezzo dal contenuto femminista: il duo (María “Mery” Bas e Mark Dasousa) si rivolge a “tutte quelle che almeno una volta si sono sentite impotenti, alle oppresse, alle inarrestabili”.

Il gruppo synth-pop di Ondara ha spiegato a Las Provincias che Zorra vuole riscrivere il significato di questa parola, trasformandola in un inno di rivalsa contro la misoginia che la stessa Mery ha sofferto. Non solo: il brano “è dedicato a tutte le Manuela Trasobares”, artista multidisciplinare spagnola attivista per i diritti LGBT e prima donna transgender a diventare consigliera comunale a Geldo, paese della comunità valenciana. La stessa Trasobares l’ha definito “il brano più femminista, trasgressivo e antipatriarcale che esiste”.




L’edizione 2024 del Benidorm Fest si è conclusa il 3 febbraio e da allora l’estrema destra, le parlamentari socialiste Laura Berja e Ángeles Álvarez, la giurista Carmen Calvo, l’Alianza contra el Borrado de Mujeres, varie associazioni femminili spagnole e i collettivi del Movimiento Feminista de Madrid (MFM) esprimono profonda indignazione nei confronti della canzone, considerata degradante per tutte le donne. Sono state organizzate diverse raccolte firme e petizioni per chiedere di ritirare il brano che rappresenterà la Spagna all’Eurovision.

“È un insulto machista e fa parte dell’arsenale basico dei maltrattatori e dei femminicidi. Come spieghiamo ai giovani che lo ‘normalizzino’ nei loro rapporti se è l’insulto che precede il colpo?”, scrive MFM sui social. Anche l’Instituto de las Mujeres (IMs), l’organismo del Ministero per le pari opportunità che promuove e sostiene la parità di genere, è stato sommerso di denunce e segnalazioni.

Le proteste contro la canzone dei Nebulossa

Dalla parte di Zorra e dei Nebulossa si è schierato il primo ministro Pedro Sánchez. Il leader socialista, nel corso del programma Al rojo vivo su laSexta, ha dichiarato che “il femminismo non è solo giusto, ma anche divertente”. “Questo tipo di provocazione deve necessariamente provenire dalla cultura: capisco che alla ‘fasciosfera’ sarebbe piaciuto avere Cara al Sol (l’inno della Falange spagnola, ndr) all’Eurovision, ma preferisco questo tipo di canzoni”, ha commentato Sánchez.

Sulle piattaforme e online, Zorra è ormai virale: su Spotify conta 6,5 milioni di stream, il video ufficiale su YouTube è già a quota 4,5 milioni di visualizzazioni. Dalle parte della destra e delle femministe si allinea Cristiano Malgioglio. L’ex conduttore dell’Eurovision, raggiunto dall’Adnkronos, sottolinea che “al di là della parola del titolo, il pezzo non rispecchia per niente la grande tradizione spagnola”.

Nonostante il malcontento e le levate di scudi, l’EBU (l’Unione europea di radiodiffusione che organizza l’Eurovision) conferma che Zorra sarà ammesso alla gara di Malmö. Sebbene contenga un insulto o usi un linguaggio “inaccettabile”, formalmente vietato dal regolamento della manifestazione, va tenuto contro del contesto raccontato nella canzone. I Nebulossa hanno quindi semaforo verde, almeno per il momento.