Chiara Lubich, gli ex focolarini contro il film Rai: “Una farsa superficiale che ignora violenze e abusi”

I fuoriusciti dal Movimento si scagliano contro la fiction con Cristiana Capotondi: "È fuorviante e inopportuna"

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Chiara Lubich – L’amore vince tutto, il film Rai con Cristiana Capotondi nei panni della fondatrice del Movimento dei Focolari, non è piaciuto ai fuoriusciti dalla comunità. All’indomani della messa in onda della fiction di Giacomo Campiotti, che ha incollato allo schermo 5,6 milioni di telespettatori con il 23% di share, numerosi ex focolarini hanno scritto lettere di protesta al Corriere della Sera per contestare il contenuto del TV movie.

Chiara Lubich, film Rai scatena le proteste

La fiction di Rai1, che Capotondi ha definito “un vaccino per lo spirito degli italiani”, ha completamente ignorato la manipolazione psicologica, gli abusi di coscienza, finanziari e di potere che hanno subìto tantissimi seguaci del Movimento.

Un caso clamoroso è quello di Marisa Baù, suora laica di Asiago che si è suicidata impiccandosi ad una trave di un capannone agricolo in Svizzera. Di recente è invece scoppiato uno scandalo di pedofilia seriale in Francia, dove all’interno del Movimento si sono contate una trentina di vittime tra ragazzi e bambini oggi in età matura.

Lo scalpore suscitato è arrivato al Dicastero dei Laici in Vaticano, dove è stato chiesto il blocco della causa di beatificazione di Chiara Lubich, attualmente in corso.

Di tutto ciò non c’è traccia in L’amore vince tutto, una fiction che l’ex focolarina Maria Iarlori definisce “una farsa all’acqua di rose superficiale e fuorviante”. “Questa esaltazione di una persona quale la Lubich – scrive al Corriere – è come una patina luccicante. Ma nella realtà, anche in questo caso, non è tutto oro quello che luccica. Penso di interpretare il pensiero di tanti che come me hanno dato tutto – spiritualmente, psicologicamente e materialmente e ciascuno in modo diverso – per seguire un ideale di vita che si è rivelato poi una bugia, chiedendovi di darci voce e presentare sul vostro giornale l’altra faccia della medaglia. Questo sia per amore della verità che per giustizia”.

Le lettere e le motivazioni sono diverse. La fuoriuscita Claudia Benvenuti sostiene che “nessuno ha parlato di un aspetto scottante verificatosi di recente all’interno del Movimento quali gli abusi sessuali in Francia che hanno portato all’allontanamento di un membro consacrato e alle dimissioni presentate da due co-responsabili dei Focolari in Francia e dal co-responsabile del Movimento per l’Europa Occidentale: purtroppo non è un caso isolato, dato che episodi simili sono già successi in passato all’interno del Movimento”.

Secondo Benvenuti, “sarebbe stato opportuno, ma ovviamente impossibile, chiamare in trasmissione anche qualche ex membro per fornire la propria versione, ma chiaramente il film sarebbe stato seguito da molte meno persone e con occhi diversi e più attenti”.

Un’altra ex focolarina, Renata Patti, è rimasta “molto disturbata” dalla “sfrontatezza” del film. “Mi sono chiesta – si domanda – come fosse possibile fare un tale diniego pubblico, che è un vero e proprio affronto alle vittime degli abusi perpetrati nell’ambito del Movimento fondato da Chiara Lubich”.

Dall’Olanda arriva la lettera di Monique van Heynsbergen, una donna di Amsterdam che accusa la fiction di non mostrare “come il Movimento sviluppandosi negli anni successivi avesse regole e direttive severe. Per ‘la vita dell’unità’, i seguaci di Chiara devono far ‘morire’ il proprio io, perdere la propria identità… per essere ‘fusi’ nell’anima di Chiara, per essere un’altra lei. Questa non è unità, è uniformità!”.

Un primo piano di Cristiana Capotondi in Chiara Lubich
Cristiana Capotondi è Chiara Lubich (foto: Rai Fiction)

Chiara Lubich L’amore vince tutto: la replica dei Focolarini

Il Movimento ha replicato a queste accuse tramite un comunicato affidato al responsabile della comunicazione Joachim Schwind e pubblicato dal Corriere.

“In tanti vedendo la fiction su Chiara – puntualizza Schwind – hanno provato grandi emozioni perché hanno rivissuto l’atmosfera delle origini. Allo stesso modo tanti che hanno frequentato il movimento e poi lo hanno lasciato sono rimasti colpiti dal racconto perché vivono ancora questo spirito degli inizi: il sogno di una giovane ragazza quale era lei ci dà speranza e senso di solidarietà, quello spirito di cura della persona di cui parla il Papa”.

“Una madre – conclude Schwind – ci ha chiamato per dirci che dopo aver visto il film, suo figlio le ha detto che non sa se riesce a perdonare i disagi e gli abusi subìti o percepiti. La reazione e il pensiero di tanti che hanno lasciato il movimento per noi è importante, perché a parte gli abusi in Francia, che sono reali, si è verificata una ventina di altri casi anche nel resto del mondo. Per questo abbiamo istituito un organismo interno, incaricato di esaminare casi di abusi spirituali e di abusi di potere. Se alcune persone si sono sentite trattate male, non solo vanno comprese e ascoltate, ma bisogna fare tesoro delle loro critiche per migliorare. Dietro ogni storia personale c’è una vicenda profonda, le loro ferite sono un arricchimento da cui partire per correggerci. Dobbiamo essere umili nell’autocritica”.