Che fine ha fatto il bambino di Nuovo Cinema Paradiso, Totò Cascio

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bambino di nuovo cinema paradiso

Parlando di Oscar e, in generale, di film italiani che hanno fatto la storia del cinema: vi ricordate la dichiarazione di Totò Cascio, il bambino di Nuovo Cinema Paradiso, che non molto tempo fa aveva confessato di stare per diventare quasi cieco? Ecco come sta oggi l’attore simbolo del capolavoro di Tornatore.

Cos’aveva l’ex bambino di Nuovo Cinema Paradiso e come sta Salvatore Cascio oggi

Dopo aver annunciato ai media la sua paura, il 42enne oggi ha deciso di raccontarsi intimamente anche in come sta affrontando questo tipo di malattia. Come ricorda il Corriere.it, per ironia della sorte, Alfredo (Philippe Noiret) nel celebre film gli dice proprio la battuta: «Se dovessi perdere la vista, tu sarai i miei occhi» Ho la retinite pigmentosa, sono quasi del tutto privo della vista e non ne potevo più di nascondermi», una frase che adesso in un certo senso Cascio sente irrimediabilmente legata a sé, a quello che ha affrontato da quando aveva 11 anni, ovvero la diagnosi di retinite pigmentosa.

bambino di nuovo cinema paradiso

“Ero un bambino – racconta al Corriere – non mi rendevo conto di tutto quello che stava succedendo. La premiazione agli Oscar, l’incontro con Sylvester Stallone, le battute con Celentano, i palleggi con Baggio e Vialli, i viaggi in Usa e in Giappone perché mi volevano negli spot pubblicitari […] poi qualcuno intorno a me cominciò ad accorgersi che qualcosa nei miei occhi non funzionava. Anzi, fu Blasco Giurato, direttore della fotografia di Tornatore, a suggerire a mio padre di approfondire la cosa. La diagnosi, formulata in un importante centro di cura in Svizzera, non lasciava scampo: retinite pigmentosa, una grave malattia agli occhi che porta alla perdita progressiva della vista»

La reazione iniziale dell’allora attore-bambino di Nuovo Cinema Paradiso non è stata di completa accettazione: «Ignorando il problema, nascondendomi, cosa che ho fatto fino a quando non mi sono deciso a chiedere aiuto e a curarmi. Andavo a fare i provini e ovviamente ci si accorgeva che qualcosa non andava. Ma io immaginavo la cecità come il buio perfetto e fino a quando ho visto un poco di luce mi sono rifiutato di accettarla. È stato questo il mio errore: nascondermi. Se invece avessi chiesto subito aiuto non avrei vissuto fino a quasi 40 anni nell’isolamento più totale»

bambino di Nuovo Cinema Paradiso
Totò Cascio in Nuovo Cinema Paradiso

Un decorso che nel tempo è diventato sempre più difficile, anche perché il suo successo – che come sempre porta gioie e ombre – lo spingeva spesso sotto i riflettori: “Sia io che mio fratello, che peraltro soffre della mia stessa patologia, siamo stati bersagli facili. Tutto questo mi ha portato a chiudermi. Una volta, quando ormai erano passati anni dal film, feci una passeggiata con Tornatore. Lui mi chiese: “Che cosa c’è che non va?”. Non gli dissi nulla. Non dissi nulla nemmeno ai registi che mi cercavano, al massimo qualche volta rinunciavo io perché mi rendevo conto di non riuscire a farcela. Una volta Franco Zeffirelli mi invitò a casa sua per conoscermi di persona e vagliare la mia partecipazione a un suo progetto. Ma il mio occhio sinistro già allora tendeva a spostarsi di lato e l’effetto era di un leggero strabismo. Lui se ne accorse, il progetto andò in fumo»

Di questo dolore, del percorso di psicoterapia che gli ha permesso di gestire la sua malattia, Totò Cascio parla nel suo libro ‘La gloria e la prova’. Ed oggi se ne rende testimone, raccontando come convive con la retinite pigmentosa: «Percepisco se in una stanza ci sono le finestre aperte, ma oggi sono abbastanza autonomo. Dopo anni di lavoro su me stesso ho imparato che il vittimismo serve a poco. Nei prossimi giorni, per esempio, dovrò andare in Toscana per presentare il mio libro, La gloria e la prova, e ci andrò da solo. Certo, mi verranno a prendere, ma io oggi vivo in quasi autonomia tra Bologna e la Sicilia e non escludo, un domani, di trasferirmi».

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