Philippe Leroy, il commovente messaggio ai giovani prima della scomparsa

È morto a 93 anni l'attore francese italiano d'adozione, che ha voluto lasciare un potente pensiero ai ragazzi di oggi

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Philippe Leroy e Kabir Bedi sul set di Sandokan
Philippe Leroy e Kabir Bedi sul set di Sandokan

“Non ho paura della morte, alla mia età me ne frego”. Il messaggio, forte e chiaro, è firmato Philippe Leroy ed è stato inviato quattro anni fa. È una delle ultime interviste dell’attore francese adottato dall’Italia, scomparsa lo scorso primo giugno all’età di 93 anni, dopo una lunga malattia. “Mi preoccupa invece cosa sarà della generazione dei miei figli, perché non so quale futuro gli stiamo consegnando. Ho solo un consiglio da dare a un ragazzo di oggi: prendi il treno che passa senza sapere dove scenderai”, spiega Philippe nell’intervista concessa nel 2020 ad Avvenire.

Philippe Leroy morto nella sua Roma

Quasi 200 film tra la Francia e l’Italia, Leroy vive tante vite. Per il grande pubblico sarà sempre il leggendario Yanez dello sceneggiato Rai Sandokan di Sergio Sollima, per i cinefili il duro Manu ne Il buco di Jacques Becker, per gli stracultisti l’indimenticabile Chino di Milano calibro 9 di Fernando Di Leo. “Esule” in Italia dal 1961 per motivi politici, diventa attore senza volerlo, lui nato in un’aristocratica famiglia di diplomatici, i Leroy-Beaulieu dell’alta nobiltà ottocentesca. Pacifista convinto, a 17 anni imbarcato come mozzo su una nave per l’America, fa il soldato (e il contrabbandiere) nella Legione Straniera in Algeria e in Indocina, prima di rifugiarsi a Roma.

Appassionato di paracadutismo ed equitazione, poesia, pittura e scultura, artigiano capace di costruire con le sue mani cinque case, tra cui quella romana nel borgo di Isola Farnese, Philippe Leroy è un interprete duttile ed elegante, capace di passare da avventurieri ed artisti a papi e santi. In carriera, sempre senza paura, è diretto da registi come Georges Franju, Mario Camerini, Gigi Zampa, Jean-Luc Godard, Riccardo Freda, Antonio Pietrangeli, Renato Castellani, Luigi Comencini e Liliana Cavani, soltanto per citare i più noti e per lui significativi.

Philippe Leroy in Milano calibro 9
Philippe Leroy in Milano calibro 9 (foto: Minerva Pictures)

Philippe Leroy: i figli, la moglie Silvia, la fede

“Sono un cattolico, molto credente. Ho perso mia madre che avevo solo sei anni e al collo da allora porto una medaglietta raffigurante la Vergine Maria: mi ha sempre protetto, è stata la mia ‘mamma’”, racconta l’attore. Una vita lunga, affascinante e complicata, ripercorsa nella sua autobiografia Profumi, pubblicata da Campanotto. Lascia due figli, Phillippe Jr. e Michelle, avuti dalla moglie Silvia Tortora, la figlia di Enzo scomparsa nel 2022.

Tortora è stato un ‘martire’ della cattiva giustizia, ma prima di tutto, un grande uomo che ha insegnato ai politici che per difendersi davanti a un tribunale ci si deve prima dimettere dall’incarico di deputato o senatore. Ma nessuno dei nostri politici mi pare abbia mai seguito il suo insegnamento…”, ammette Leroy.

“Yanez è un personaggio che mi perseguita. Interpretandolo, mi sembrò di rivivere la mia vita. I sei mesi passati tra la Malesia e gli studi di Bollywood, comunque, sono stati i più straordinari di tutta la mia carriera”, ammette riflettendo sul modo in cui il set di Sandokan l’ha portato a valutare con occhi diversi il suo percorso umano e professionale.

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