L’esordio alla regia di Beppe Fiorello, Stranizza d’amuri, nasce da un articolo che ricordava il trentennale di una tremenda storia vera: il delitto di Giarre. Un caso che nemmeno l’attore conosceva. È stato partendo da quello che ha definito “un grande senso di colpa”, perché “mi sentivo, in quanto siciliano, corresponsabile di quello che era successo”, che arriva il suo debutto dietro la macchina da presa, in sala dal 23 marzo. Ma cos’è di preciso il delitto di Giarre?
Stranizza d’amuri: storia vera dietro il film
È il 31 ottobre 1980 a Giarre, paesino in provincia di Catania fra l’Etna e il mar Jonio, quando Giorgio Agatino Giammona e Antonio Galatola, due ragazzi di 25 e 15 anni scomparsi da due settimane, vengono trovati morti, quasi abbracciati e mano nella mano, uccisi da tre colpi di pistola alla testa. In paese tutti conoscono Giorgio e Toni: li chiamano i “ziti” (i fidanzati) e i “puppi”, gli omosessuali.
Il loro omicidio ha un chiaro movente: l’omofobia. Giorgio e Antonio sono morti di pregiudizio. La verità giudiziaria ha accertato che Giammona e Galatola sono stati ammazzati da Franco Messina, un ragazzino: il nipote di Toni che ha appena 13 anni e quindi è impunibile. Quando viene fermato dai Carabinieri, Franco racconta una strana storia: lo zio e Giorgio l’hanno portato in campagna, gli hanno messo una pistola in mano, si sono sdraiati sull’erba e gli hanno chiesto di sparargli alla testa, altrimenti sarebbero stati loro ad uccidere lui.
La vicenda lascia ancora oggi molti interrogativi aperti, anche perché due giorni dopo la confessione Franco ritratta e dice di essersi preso la colpa su pressione delle forze dell’ordine. Ora Messina ha 56 anni ed è sempre chiuso a riccio su quella tragedia. La riapertura delle indagini è molto timida e il delitto di Giarre rimane un mistero, ma diventa un caso fondamentale nella storia del movimento di liberazione omosessuale italiano. Due mesi dopo il delitto, nasce proprio in Sicilia, a Palermo, il primo circolo Arcigay, fondato da don Marco Bisceglie, prete del dissenso apertamente omosessuale.
Stranizza d’amuri, film inno alla libertà d’amare
Nel film, ambientato nella Sicilia del 1982 durante i Mondiali di calcio vinti dall’Italia, i due giovani protagonisti diventano Gianni e Nino e ad interpretarli sono Samuele Segreto e Gabriele Pizzurro. “Nonostante il tema, non volevo dare messaggi, ma casomai fare un inno alla vita. E poi anche io ho amato tanto i miei amici: anche l’amicizia è una forma d’amore, ma senza sesso”, racconta Fiorello presentando il suo lavoro alla stampa.
Girato tra Noto, Marzamemi e Priolo, il film omaggia nel titolo una famosa canzone di Franco Battiato. Pur volendo realizzare una storia universale, Fiorello ci tiene a precisare che l’ipotesi dell’omicidio-suicidio resta “un modo per lavarsi meglio la coscienza”. Chissà che il film non aiuti a fare davvero chiarezza. Prodotto da Eleonora Pratelli e Riccardo Di Pasquale di Iblafilm e Fenix Entertainment, Stranizza d’amuri è distribuito da BiM: qui il trailer ufficiale.
[…] i contatti – ammette – anche per il grande impegno che mi ha richiesto la realizzazione di Stranizza d’amuri. Volevo dedicarmi a qualcosa di diverso, un’esperienza che mi insegnasse cose nuove. Forse mi […]
[…] Nella Sicilia del 1982, in un paesino in provincia di Catania, due ragazzi, Gianni e Nino, si incontrano per caso, si conoscono, si innamorano. Ma la loro relazione non è vista di buon occhio dalle famiglie e dagli altri adolescenti del paese. Fino a quando i pregiudizi e le dicerie non si trasformano in una tremenda esplosione di violenza. L’esordio da regista di Beppe Fiorello è un didascalico ma onesto inno alla vita e all’amore, ispirato a una drammatica storia vera. […]