Rettore a Belve è un fiume in piena: “Rivendico la possibilità di dire fr*cio e ne*ro”

La cantante intervistata da Francesca Fagnani si scontra con la conduttrice sul politicamente corretto e l'uso delle parole "proibite"

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Un primo piano di Rettore
Rettore

Rettore non ha un carattere facilissimo e lo ammette senza problemi. È una persona che dice quello che pensa senza troppi peli sulla lingua e l’ennesima dimostrazione la fornisce a Belve, il programma di Rai 2 condotto ogni venerdì in seconda serata da Francesca Fagnani. Nel corso dell’intervista con la giornalista romana, lo spirito ribelle della “splendida splendente” esplode in un impeto punk su uno degli argomenti più scomodi che ci siano: il linguaggio politically correct.

Rettore Fagnani: che scontro a Belve

Fagnani ricorda a Rettore una sua vecchia dichiarazione tornata in auge quando la cantante è stata in gara a Sanremo con Ditonellapiaga e la loro Chimica, a 28 anni dalla sua ultima apparizione in competizione all’Ariston con Di notte specialmente.

Io piaccio ai gay ma non piaccio alle checche, mentre Raffaella Carrà e Patty Pravo sono icone delle checche vintage.

Queste parole, riascoltate oggi, provocano imbarazzo in Rettore? La risposta è no. E non potrebbe essere altrimenti per un’artista che è diventata un’icona di libertà (e ambiguità) grazie a successi come Kobra e Lamette.

Non sono assolutamente imbarazzata, per me esistono i gay e le checche, esistono i gay che sanno di avere le palle, e ci sono gli isterici che parlano e si strappano i capelli, fanno i pettegolezzi e quelli non li voglio nemmeno sulla soglia di casa.

Un primo piano di Rettore
Rettore (foto: RaiPlay)

Rettore: Belve e un’intervista da polemiche assicurate

D’altronde Rettore è stata sempre troppo avanti per i tempi e adesso le sue esternazioni appaiono difficili da digerire, almeno alla Fagnani che le domanda che libertà c’è nel dire “certe parole”.

C’è una limitazione alla libertà, si mettono dei filtri a cose che sono state ampiamente superate, ad esempio il fatto che non si possa dire frocio e troia. Adesso Vasco Rossi non potrebbe più dire: ‘È andata con il negro la troia’.

Quando la conduttrice le fa notare che, appunto, Vasco “usava troia come un insulto”, Donatella non fa un passo indietro. Non chiede scusa per qualcosa che non ha commesso e richiama alla mente il monologo di Pio e Amedeo a Felicissima sera sul politicamente corretto e l’uso delle parole “proibite”.

Io rivendico la possibilità di usare frocio e negro, non mi sembrano insulti se uno è colorato. Dipende dal modo in cui uno lo dice: se tu dici brutto negro è una cosa, se tu dici negretto è un’altra.

Un’intervista vera e che farà sicuramente discutere, lanciata così da Rai 2 sui social.

Rettore lancia la sua intervista a Belve

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