Mara Venier nei guai per il caso Giulia Cecchettin: la Commissione Vigilanza Rai contro Domenica In

"Un cattivo esempio di pluralismo": così gli esponenti di Pd e M5S bollano il talk che ha visto protagonista (in negativo) la deputata Simonetta Matone

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Mara Venier e Simonetta Matone a Domenica In
Mara Venier e Simonetta Matone a Domenica In (foto: RaiPlay)

L’edizione 2023 di Domenica In è al centro di feroci critiche da parte della Commissione di Vigilanza Rai. Nella puntata del talk pomeridiano di Rai 1 andata in onda il 19 novembre, Mara Venier ha dedicato ampio spazio al caso di Giulia Cecchettin, la ragazza di 22 anni uccisa a coltellate dall’ex fidanzato. Per parlare di violenza di genere, sono state invitate in studio due politiche del centrodestra, Rita Dalla Chiesa e Simonetta Matone.

Simonetta Matone a Domenica In: ecco cos’ha detto

Sono soprattutto le dichiarazioni dell’ex magistrata Simonetta Matone a far discutere. La deputata della Lega ha dato la colpa di femminicidi e cattiva educazione degli uomini alle madri che non reagiscono alle violenze domestiche.

Nella mia carriera, purtroppo, ne ho viste di situazioni simili, e sono uomini italici, figli di donne tipicamente italiche. Sono atteggiamenti che tendono a perpetrarsi. Cosa voglio dire. Sono archetipi che si perpetrano attraverso l’educazione, l’esempio, il perdonargliele tutte, il pensare che questa ossessione sia amore. Io non voglio crocifiggere questa povera donna che sarà distrutta, però il problema è quello. Io non ho mai incontrato dei soggetti gravemente maltrattati, gravemente disturbati che avessero però delle mamme normali. Non ne avevano. Vuol dire prendere le botte dal padre e non reagire, fare vivere il figlio in un clima di terrore e violenza e fargli credere che tutto questo è normale, non ribellarsi mai, subire ricatti di tutti i generi e imporre questo modello familiare al proprio figlio che lo perpetrerà. Perché i maltrattamenti familiari sono una catena di Sant’Antonio.

Nel corso della puntata, inoltre, c’è stato un secondo momento che ha sollevato non pochi dubbi. Parlando di Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, è stato detto che “è rimasta l’unica donna di casa a dover accudire il padre e il fratellino”. Lasciando intendere che, in quanto donna, è suo compito esclusivo (e nessun altro) prendersi cura della famiglia. “Mancano le basi per parlare di violenza contro le donne. Questo non è servizio pubblico”, ha scritto in merito su Twitter la giornalista Maria Cafagna.

Simonetta Matone a Domenica In
Simonetta Matone a Domenica In (foto: RaiPlay)

Domenica In, Vigilanza Rai contro il talk di Mara Venier

Il desolante talk di Domenica In, in un periodo in cui ci sono le file al cinema per vedere un film diventato di tragica attualità come C’è ancora domani, è finito al centro del lavoro della Commissione di Vigilanza Rai. Gli esponenti del Partito democratico fanno sapere che “a Domenica In, ieri, un momento poco edificante di come la Tv pubblica decide di affrontare un tema drammatico con ospiti politici”.

Perché a discutere dell’assassinio di Giulia Cecchettin sono state invitate due esponenti di centrodestra come Rita Dalla Chiesa e Simonetta Matone? Sulle parole dell’onorevole Matone poi, meglio stendere un velo, vista l’assurdità delle sue affermazioni con il richiamo a ‘madri normali’, colpevolizzando ancora una volta le donne e veicolando messaggi che perpetuano la cultura maschilista nella quale si riproduce la violenza. Sconcerta che per discutere di una questione sulla quale serve la massima unità, la Rai decida di far parlare solo una parte, fornendo ancora una volta un cattivo esempio di pluralismo.

Non è da meno il Movimento 5 Stelle, per cui “è incredibile che a fronte dell’ennesimo brutale femminicidio, sul servizio pubblico non si sia stati in grado di affrontare il tema in maniera bilanciata, corretta e soprattutto veicolando i giusti messaggi”.

Già la scelta di ospitare a Domenica In solo esponenti di destra come Rita Dalla Chiesa e Simonetta Matone lascia di stucco. Ma sono i commenti di quest’ultima, che traccia una linea tra le madri ‘normali’ e le altre a essere le più nocive, perché replicano una concezione tossica volta a gettare le responsabilità ancora una volta su una donna, replicando stereotipi che nulla hanno a che fare con il contrasto alla violenza di genere.