Gli orologi del diavolo, l’ex moglie di Franciosi contro la fiction: “Gianfranco non è un eroe”

Marica Mosti, gli ex colleghi di Gianni Franciosi e il sindaco di Ameglia criticano ferocemente la serie di Rai 1 con Giuseppe Fiorello

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Un primo piano di Giuseppe Fiorello nei panni di Gianfranco Franciosi (Marco Merani) nella serie Gli orologi del diavolo
Giuseppe Fiorello è Gianfranco Franciosi, Marco Merani nella serie (Ufficio stampa Rai/Antonio Serrano)

Gli orologi del diavolo, la serie tv di Rai 1 con Giuseppe Fiorello, si è chiusa martedì 17 novembre 2020 incollando allo schermo 5 milioni di telespettatori pari al 20,8% di share. Gli ascolti sono il rovescio della medaglia: la fiction, infatti, è finita sotto accusa per il modo falso e semplicistico in cui sarebbe stata raccontata la vicenda realmente accaduta a Gianfranco Franciosi e ricostruita nell’omonimo libro scritto con Federico Ruffo.

Gli orologi del diavolo, storia vera contestata

È soprattutto Marica Mosti, l’ex moglie di Franciosi, a criticare aspramente Gli orologi del diavolo. In un’intervista concessa a Fanpage, Mosti dichiara che far passare l’ex marito per un eroe è davvero scorretto.

Non è un eroe, ha fatto male a tanta gente. Se vuoi essere un eroe, la storia la devi raccontare tutta e dall’inizio. Devi raccontare il lato oscuro della tua vita.

La donna, che nella serie ha il volto di Nicole Grimaudo, descrive l’“eroe per caso” contro il narcotraffico come “una persona vittima di se stessa, un narcisista patologico con una gran parlantina”.

Dipendente dalla cocaina, che assumeva tutti i giorni, a tutte le ore, in quantità enormi. Se ne accorgeva anche mia mamma. E poi mi tradiva, non so neanche quante volte. So per certo che se la faceva con delle prostitute russe, tra fiumi di coca e champagne, su una barca in darsena, sotto gli occhi di tutti.

Mosti riconosce di non essere una “santa” perché “i miei errori li ho fatti anche io”. Ma non teme eventuali querele.

Se andiamo davanti al giudice ti garantisco che io esco libera e lui vai in galera e buttano la chiave.

Marica racconta un episodio significativo del matrimonio con il motorista nautico interpretato nella fiction da Giuseppe Fiorello.

La coppia ha vissuto a Salamanca dal 2001 al 2004: quando sono rientrati in Italia l’hanno fatto perché “lo cercavano dei siciliani che lo volevano fare fuori non so per quale sgarro”.

Abbiamo fatto il viaggio con i nostri due figli e l’auto, una Mercedes Viano, riempita di cocaina. Io l’ho scoperto dopo: se ci avessero fermato, ci avrebbero arrestati entrambi e mi avrebbero tolto i bambini.

Quest’aneddoto è soltanto uno dei tanti. Franciosi si sarebbe barcamenato tra violenze domestiche, traffico di automobili rubate tra Spagna e Germania e la costruzione di pistole casalinghe “a forma di penna, con il torchio”.

Un primo piano di Giuseppe Fiorello nei panni di Gianfranco Franciosi (Marco Merani) nella serie Gli orologi del diavolo
Giuseppe Fiorello è Gianfranco Franciosi, Marco Merani nella serie (Ufficio stampa Rai/Antonio Serrano)

Gli orologi del diavolo, ultima puntata fa discutere

L’intervista a Marica Mosti è la seconda parte di un’inchiesta che Fanpage ha dedicato alla storia dietro Gli orologi del diavolo. Gli inviati del sito sono stati ad Ameglia, il paese di Franciosi in provincia di Genova, e le testimonianze raccolte sul suo conto non sono proprio lusinghiere.

Andrea De Ranieri, il sindaco della cittadina ligure, ammette che Gianfranco “ha più procedimenti penali addosso che altro: abusi edilizi su abusi, anche ambientali. È sempre stato un ragazzo problematico”.

Costruiva e riparava imbarcazioni senza rispettare nessuna regola amministrativa o ambientale.

Non solo: Franciosi sfruttava i dipendenti, non pagava tasse né contributi, maltrattava il cane che aveva preso per fare da guardia ai suoi capannoni.

De Ranieri riferisce che la gente di Ameglia ha paura di “Giannino” perché gira armato ed è “bravissimo a manipolare le persone”.

La cosa che ci fa più male è che un personaggio del genere sia stato eretto in questi anni come un monumento alla lotta alla mafia. Un truffatore bello e buono. Non è possibile che un personaggio del genere vada nelle scuole a parlare di legalità. È assurdo.

Queste parole sono confermate da altre persone del luogo, come l’ex socio Roberto Perasso e l’imprenditore Marco Ferretti. Franciosi li avrebbe frodati e, nel caso di Perasso, minacciato con una pistola.

Ferretti aggiunge pure che “non era manco tanto bravo come meccanico: raccontava che lavorava per grandi aziende coma la Riva o la Ferretti, ma non era vero niente”.

Gianfranco Franciosi, moglie e soci smentiscono la fiction

La rivista Panorama ha voluto vederci chiaro su queste accuse e ha intervistato Federico Ruffo, il giornalista (attuale conduttore di Mi manda Raitre) autore del libro da cui è tratta la serie tv.

Ruffo riconosce che la distanza tra libro e fiction esiste, “soprattutto nella narrazione, ed è ovvio che ci sia perché le esigenze televisive sono altre”.

Tuttavia Fanpage avrebbe “calcato la mano nel modo sbagliato”: il tentativo del sito è quello di “accodarsi a un momento di popolarità di questa storia”.

Nelle cosiddette inchieste non ho trovato un solo minuto relativo all’attività da infiltrato di Gianni messo in dubbio. I suoi precedenti – un’appropriazione indebita e una detenzione d’arma – mi erano noti, lo erano a tutti: la seconda fu parte dell’operazione di polizia, la prima un contenzioso per un motore riparato e per il quale il cliente ritenne il prezzo eccessivo.

Il giornalista minimizza le dichiarazioni del sindaco e degli ex soci, che avrebbero smentito le affermazioni fatte a Fanpage.

È stata una buona operazione per visualizzazioni e click, ma il resto mi pare contenere poco.