Gerry Scotti continua a lavorare ma il suo mestiere non ha “niente a che vedere con tutti quelli che davvero sono quotidianamente in prima fila”. Lo spiega in prima persona in una lettera aperta affidata al quotidiano La Stampa e raccolta da Adriana Marmiroli. Il conduttore racconta la quotidianità ai tempi dell’emergenza sanitaria da Covid-19 e della quarantena e si definisce “un privilegiato”: attraversa ogni giorno la sua Milano “sempre più deserta”.
Gerry Scotti, Striscia in una Milano deserta
Scotti va da Porta Romana a Cologno Monzese per registrare le puntate di Striscia la Notizia. “Quel tragitto – rivela alla Stampa – mi segna ogni volta un po’. In genere alle 5 ‘de la tarde’ inizia la mia traversata. Scendo in cortile, da distanza, dietro alla mascherina d’ordinanza saluto il portiere: non possiamo neppure più scambiarci le solite battute su Inter e Milan. Poi faccio in 15 minuti un tragitto che in genere mi portava via quasi un’ora. E vedo la mia Milano sempre più deserta: anche le panchine dei parchi sono ormai senza vecchini né mamme con i bambini”.
L’Italia del contagio gli ricorda gli anni di piombo, quando nella sua zona imperversava la banda della Comasina, o gli anni dell’austerity, “quando la domenica le macchine dovevano stare ferme e la luce dei lampioni era stata abbassata”. In entrambi i casi, però, le persone potevano stare insieme, costruirsi un’alternativa. Ora non è possibile. “Ritrovarsi e divertirsi, distrarsi in gruppo – ricorda il presentatore –, era lecito. Oggi niente di tutto ciò: oggi domina la paura”.
Gerry Scotti, no a paure e allarmismi: “Teniamo duro”
Lo “zio Gerry” trascorre il tanto tempo libero chiamando amici che prima sentiva poco e scambiando messaggi con loro, leggendo i giornali e guardando parecchia televisione. Il cambiamento delle abitudini è necessario. “C’è la necessità – ammette – di essere vicini il più possibile ai familiari che non vivono con te: sparsi chi in città, chi all’estero. Mi manca l’appuntamento della domenica sera con gli amici: partita in tv e poi Scala 40. Oggi ci resta solo la Scala 40: abbiano scaricato l’app e giochiamo da remoto. Ma senza potersi prendere a male parole il divertimento non è lo stesso”.
A mancargli ancora di più è lo sport dal vivo. “La sua assenza – riconosce – la vivo come una doppia quarantena”. I flash mob e le canzoni dei balconi, invece, li reputa, a differenza di Beppe Fiorello, “una piccola consolazione, un grande incoraggiamento”. Scotti è sicuro: andrà tutto bene. “Gli italiani – conclude – stanno affrontando questa crisi in modo nuovo, con forza. Nessuno si lamenta: sappiamo che il futuro non sarà economicamente facile, ma ora tutti pensano a tenere duro. Si deve prima di tutto vincere il virus, le paure, la solitudine”.
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