Il ‘requiem’ di Selvaggia Lucarelli per l’addio di Barbara d’Urso a Mediaset

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Il 'requiem' di Selvaggia Lucarelli per l'addio di Barbara d'Urso a Mediaset

Se non seguite Il Fatto Quotidiano, o magari il suo account Facebook, forse non vi sarete ancora imbattuti nella tremenda stoccata che Selvaggia Lucarelli ha riservato all’addio di Barbara d’Urso a Mediaset. La sua uscita di scena ha fatto molto discutere in questi giorni, e la giornalista ha voluto dare il suo spietato giudizio non solo di quanto accaduto, dell’episodio che secondo lei avrebbe determinato le decisioni dell’azienda, ma anche sulla sua intera carriera:

Come la Lucarelli ha definito l’addio di Barbara d’Urso a Mediaset

Ecco come descrive il momento determinante: “Le mani giunte, il vestito di pizzo nero, l’aria teatrale da prefica salentina, quel profetico posto a sedere tra i banchi della chiesa, accanto a Myrta Merlino: il funerale di Silvio Berlusconi verrà ricordato come il metaforico funerale professionale di Barbara D’Urso. Ma perché proprio questa apparizione mediatica?

Era difficile sbagliarle tutte, in quei giorni di lutto, ma lei è riuscita nell’impresa: un’intervista a La Stampa in cui ancora una volta ha ricordato come Berlusconi ci avesse provato con lei, un’intervista fuori dalla chiesa in cui ha ricordato come Berlusconi la chiamasse al telefono sottolineando che era la conduttrice più brava di tutte e poi, come se non bastasse, la foto che ha scatenato comunicati e minacce legali: Barbara D’Urso che al compleanno della giornalista Annalia Venezia posa assieme a una ventina di invitati tra cui il suo amico scrittore Jonathan Bazzi. Tutti, divertiti, scimmiottano la sua posa a mani giunte al funerale di Silvio Berlusconi. Non proprio una dimostrazione di eleganza tanto più che, come prevedibile, alcuni invitati fanno girare quella foto nelle chat e nelle storie di Instagram, finché la foto non finisce su Dagospia ripresa da Davide Maggio e altre testate. Proprio Dagospia lascia intendere che ai piani alti di Mediaset, nel decidere la sua esclusione dai nuovi palinsesti, quella foto di dubbio gusto abbia avuto un peso.”

Il 'requiem' di Selvaggia Lucarelli per l'addio di Barbara d'Urso a Mediaset

Ed ecco, secondo la giornalista de Il Fatto Quotidiano, cos’ha scatenato l’addio di Barbara D’Urso a Mediaset: “Non è forse arrivato il momento per Barbara D’Urso di farsi due domande?Di chiedersi come mai, nel giro di una manciata di anni, è passata dal condurre addirittura quattro programmi contemporaneamente in Mediaset a essere accompagnata alla porta come uno dei tanti esclusi dai suoi reality? Perché i motivi sono abbastanza chiari a tutti tranne che a lei, probabilmente, e il fatto che nessun nome di peso la stia difendendo dovrebbe suggerirle qualche indizio. Barbara D’Urso, allontanata in maniera senz’altro sbrigativa dalla sua azienda, si ritrova per la prima volta sola, a fare i conti con quello che ha seminato in questi anni.”

E qui la visione si fa ancora più dura: “Quando parlo di semina e raccolta parlo di quel terreno sterminato in cui ha seminato cattivi rapporti con quasi tutte le sue colleghe conduttrici, per esempio. Salvo poi negare sempre qualsiasi screzio in interviste mielose in cui augurava pace, bene e tanta luce a tutti. E poi anni di comunicati stampa Mediaset in cui si cercava di far passare per successi anche i suoi tonfi, anni di suoi post in cui parlava di picchi e si vantava di battere la concorrenza, concorrenza che alla fine ha (dalle torto) salutato il suo cadavere dalla riva del fiume. Anni di programmi che non erano solo trash, erano spietati. Perché quando Barbara D’Urso dice, in questi giorni, che il trash in Mediaset non lo fa solo lei, ha anche ragione. Quello che le sfugge però è la differenza tra il trash variopinto, popolato da personaggi naïf, rumorosi, sopra le righe e sotto la terza media e quello cattivo, che affonda le radici nelle disgrazie personali, nelle faide familiari, nelle liti per eredità, separazioni, corna, malattie, violenza.”

Da qui una lista innumerevoli di ospitate ed apparizioni voluti da ‘Carmelita’ (incluso “invitare un Francesco Nuti mostrato con cinismo impietoso quando la malattia lo aveva già divorato” fino alle “preghiere in diretta con Salvini“). Insomma, per la giornalista non c’è redenzione in questa uscita di scena: “Negli anni l’ho osservata da lontano chiamare la sua ambizione sfrenata “stakanovismo”, vantarsi divertita di vivere rinchiusa dentro gli studi Mediaset, camuffare il suo cinismo con la finta melassa dei “col cuore” e “le mie spettatrici che stirano”, scomodare i figli ogni volta che doveva difendersi da accuse di ogni tipo, filtrare in maniera ridicola ogni sua foto per sembrare sempre più giovane e allontanarsi sempre di più dalla realtà. La realtà di una professionista di rara bravura che stava diventando sempre più sola, più feroce, più presuntosa, convinta com’era che per l’azienda fosse insostituibile. E che il lavoro contasse più delle persone.

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