Piero Marrazzo: “Le persone ancora mi fermano per Mi manda Raitre, gli addetti ai lavori se ne sono dimenticati”

Il giornalista Rai, ex Presidente del Lazio, rivela anche il mistero del suo passato legato allo scandalo del 2009

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Piero Marrazzo
Piero Marrazzo (foto: RaiPlay)

TvBlog intervista Piero Marrazzo, giornalista, conduttore televisivo e politico travolto nell’ottobre 2009 da un caso mediatico. Marrazzo, diventato Presidente della Regione Lazio con la coalizione di centro-sinistra, appare in un video che lo mostra in un incontro con una ragazza trans in presenza di droga. Nell’aprile 2010, dopo le dimissione e l’ammissione di quello che definisce “frutto di una mia debolezza della vita privata”, la Corte di cassazione lo dichiara vittima di un ricatto organizzato da un gruppo di Carabinieri.

Piero Marrazzo, lo scandalo 15 anni fa

Oggi, a quindici anni dai fatti, ripercorre la sua vicenda nell’autobiografia Storia senza eroi, pubblicata da Marsilio. Il libro nasce su suggerimento delle tre figlie Giulia, Diletta e Chiara, della sua psicanalista e della scrittrice Chiara Valerio. L’intervista a TvBlog è a tutto tondo. “Non volevo scrivere del mio caso, perché per me oggi quello è solo il caso di Carabinieri infedeli che sono stati condannati. Io sono Piero Marrazzo – spiega il giornalista – e le presentazioni mi hanno aiutato a fare chiarezza, a dire determinate cose. Di quella situazione sono sempre stato una vittima, nessuno mi ha mai indagato, processato o arrestato. Su di me circolarono mille fake news, legandomi persino a delle morti sospette”.

Le morti sospette sono quelle di Gianguerino Cafasso, il mediatore nella vendita del video trovato ucciso da una dose di cocaina, e di Brenda, una delle due trans coinvolte nello scandalo trovata soffocata dal fumo nel suo appartamento in seguito a un incendio di origine dolosa. Le origini di quello scandalo hanno radici profonde nel vissuto di Marrazzo. “Negli Stati Uniti scoprii un enigma che era giusto venisse raccontato – spiega –. Mia madre si era sposata due volte e mio fratello aveva avuto un padre di cui si erano perse le tracce. Mi resi conto che la mia vicenda del 2009 si legava a qualcosa di simile, avvenuto in America tra il ’49 e il ’50. Al padre di mio fratello venne tolta la paternità per via del suo orientamento sessuale. All’epoca c’erano le leggi contro la sodomia. Mio fratello non seppe mai chi era il suo vero padre”.

“L’intimità sessuale è ancora oggi lo strumento più devastante per colpire le persone – aggiunge Marrazzo –. Mi vengono in mente le categorie più deboli, come le donne che subiscono revenge porn e che pensano che la loro vita sia finita. L’arma sessuale è molto più potente di qualsiasi altro reato penale”. Una delusione è quella del Pd, che gli consigliò di dimettersi per ragioni di opportunità e che per quindici anni l’ha praticamente estromesso dalla vita del partito. “Nessuno mi ha più coinvolto – rivela –. Mi andava bene dimettermi, ma volevo essere giudicato per ciò che ero stato come Presidente di Regione e come giornalista. Per fortuna avevo alle spalle la famiglia della Rai, di cui ero dipendente a tempo indeterminato”.

Piero Marrazzo cosa fa oggi? Dalla pensione al libro

Dal 1997 al 2004 Marrazzo è stato il volto di Mi manda Raitre. Peccato che il programma non sia stato nominato nel corso delle celebrazioni dei 70 anni della Rai. “La trasmissione era figlia di Mi manda Lubrano, ma aveva cambiato pelle – ricorda –. Lubrano aveva conquistato apprezzamenti soprattutto all’interno del mondo dei consumatori. Mi manda Raitre nasceva da quelle ceneri, ne prendeva il testimone. Giovanni Minoli mi disse: ‘Devi diventare il Perry Mason dei cittadini’. Aveva ragione, furono sette anni meravigliosi. Le persone ancora mi fermano per ricordare quell’esperienza. Al contrario, gli addetti ai lavori se ne sono dimenticati”.

“Penso che la vicenda abbia generato una sorta di pudore – continua Marrazzo – e che si voglia nascondere il programma per pura ipocrisia. Però la gente comune se lo ricorda”. Da allora è tornato sugli schermi con il talk show Razza umana su Rai 2 e da corrispondente da Gerusalemme. L’idea di tornare in televisione non gli dispiace. “Non è detto che non torni a fare qualcosa, vedremo – conclude –. Sono ufficialmente in pensione e attualmente sono impegnato a dirigere il Centro studi di una grande azienda di ingegneria di software a Napoli. Inoltre, sto portando a teatro lo spettacolo Io te vurria parlà, dove sono il narratore dei più grandi autori della storia napoletana. Ad accompagnarmi ci sono dei musicisti favolosi. Se arriveranno progetti che si addicono a me li vaglierò. Tv, radio, podcast, non escludo niente”.