Lunedì 27 marzo è morto Gianni Minà, un autentico fuoriclasse del giornalismo italiano. Aveva 84 anni e nel corso della sua lunga carriera ha intervistato veri miti, da Diego Armando Maradona a Muhammad Alì, da Fidel Castro ai Beatles, passando per stelle del cinema e dello sport e mostri sacri della letteratura. “Ci ha lasciato dopo una breve malattia cardiaca. Non è stato mai lasciato solo, ed è stato circondato dall’amore della sua famiglia e dei suoi amici più cari”, hanno fatto sapere i familiari sui social.
Gianni Minà, morto a 84 anni il grande giornalista
Il giorno successivo alla sua scomparsa, sono tanti gli amici e colleghi che lo ricordano. E tutti sottolineano che Minà è morto in solitudine, abbandonato dalla Rai e dalle altre televisioni che lo consideravano troppo datato.
“Il suo tramonto – scrive Tony Damascelli su Il Giornale – è stato malinconico e non soltanto o certamente per la malattia. Ignorato dalla Rai e dalle altre emittenti, ai margini di una televisione frettolosa e superficiale, scomodo infine, Gianni non aveva più diritto di cittadinanza nemmeno nelle trasmissioni riservate all’epoca vintage, la sua, quella di cui è pieno l’archivio televisivo. Oggi, come accade puntualmente, si radunano gli amici smarriti, si esibiscono pensieri e parole finiti nel dimenticatoio. In fondo lo aveva previsto in uno dei suoi favolosi racconti, quando incontrò e intervistò Gabriel Garcia Márquez. Gianni ha vissuto bene e ha concluso la sua esistenza dopo ottantaquattro anni, in solitudine”.
“Gianni era troppo pulito, non pensava al denaro, non ha mai voluto rincorrere i soldi – racconta Gian Paolo Ormezzano a La Stampa –. Ha avuto un milione di occasioni di farne di facili, con i suoi racconti, magari scrivendo qualche canzonetta per raccattare qualche diritto. Ma non era fatto così, andava dritto per la sua strada e la sua strada non prevedeva i soldi. Credo sia morto povero”.
Gianni Minà, moglie Loredana gli ha dedicato un film
A lanciare Minà alla conduzione di Blitz fu Gianni Minoli. “Quel programma – rivela il creatore di Mixer ancora a La Stampa – non era solo un momento di evasione e di divertimento, Gianni faceva cultura. In Rai nessuno lo aveva capito e valorizzato. Nessuno, tranne me. Gianni era un giornalista vero e uno spirito libero. Non seguiva le mode. Era in disparte e gli diedi l’occasione di farsi valere”.
“Gianni Minà ha passato gli ultimi tempi a raccontare la sua vita su Instagram, e che vita – precisa Giuseppe Smorto su La Repubblica –. Non aveva voglia di mostrarsi, non dava interviste, aveva bisogno dei suoi tempi per rispondere, e ormai i tempi delle tv e dei giornali sono diventati feroci”.
Negli ultimi tempi girava per i festival accompagnando il documentario Gianni Minà – Giornalista nonostante tutto della moglie Loredana Macchietti e stava preparando un libro sulla boxe. Ma soprattutto “non si sentiva più nemmeno uomo Rai e aveva lanciato un crowdfunding per riprendersi l’archivio delle immagini”. Era molto legato a Fabio Fazio, che ha condiviso sui social l’ultima intervista concessa a Che tempo che fa.
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