Il Torino Film Festival ha aperto la sua 42esima edizione premiando Giancarlo Giannini con la Stella della Mole, il riconoscimento che “mette in relazione il passato di Torino con il suo futuro”. In occasione della consegna del premio al Teatro Regio, l’attore ha concesso un’intervista a La Stampa, a firma Francesco Rigatelli. Tanti gli aneddoti raccontati da Giannini, a partire da un chiarimento su chi lo etichetta come attore di destra.
Giancarlo Giannini è di destra o sinistra?
“Non sono né di destra né di sinistra, sto con chi lavora bene – chiarisce Giannini –. Hanno detto pure che sono gay, ma non è vero. Non mi sento di poter cambiare la storia, seguo solo la politica. La premier Meloni fa quel che può, poverina, non ha certo la bacchetta magica”. A 82 anni l’attore, doppiatore e regista, tra i più famosi del cinema italiano, si prende la libertà di raccontarsi senza troppi peli sulla lingua.
“Sarei un anarchico, in verità – ammette –. Non appartengo a nulla, neanche a una squadra di calcio. Tifo solo la Nazionale. Ho gioito per Sinner, ecco, per il resto vivo in solitudine”. Una solitudine che trascorre a Roma nel quartiere Parioli. “Non giro molto – confessa –, ho già tanto da fare da solo, ma la mia Roma è quella del cinema, di Cinecittà e delle trattorie”.
“Ricordo un incontro con Federico Fellini, il più giocoso e geniale di tutti, che mi permetteva di fotografarlo e mi chiamava ‘il pipistrello della notte’ – continua Giannini –. Alle 4 di mattina mi convocò ‘Giancarlino vieni qui’ per mostrarmi una stagnola con dentro un pezzo di parmigiano appena arrivatogli da Parma. Alle 5 cucinammo le tagliatelle al ragù per grattuggiarcelo sopra. Lì ho capito che i più grandi sono semplicissimi ed è proprio inutile complicarsi la vita”.
Il passato di Giancarlo Giannini da progettista
La semplicità, la calma e la precisione sono sempre state le sue virtù. “Sono un progettista, so lavorare il marmo e il legno – dice Giannini –. Ho costruito il giubbotto usato da Robin Williams nel film Toys, che ora andrà al Museo del Cinema, e un guanto parlante brevettato in America. Non a caso ho impostato il mestiere dell’attore sulla matematica e sulla materia. Bisogna pensare a 360°. La verità non la sa nessuno, te la devi trovare. E la tecnologia è scema, se non le dici cosa fare non si muove”.
Inevitabile una domanda sul futuro del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma (fa parte del Consiglio ed è stato direttore artistico del corso di recitazione) in seguito alle dimissioni irrevocabili di Sergio Castellitto, che ha lasciato l’incarico dopo poco più di un anno. “Lo hanno spinto a mollare, ma su di lui si sono dette bugie – sottolinea l’attore –. Ogni decisione è stata presa dal Consiglio di cui pure io faccio parte da vent’anni a fasi alterne. Mi hanno offerto più volte la presidenza, ma ho rifiutato perché non ho voglia di incontrare i politici. Ora nomineranno un altro, che penserà ai problemi di organizzazione e di soldi simili a qualunque altra realtà”.