È un Fiorello inedito quello che emerge dall’intervista concessa dallo showman siciliano ad Aldo Grasso sulle pagine del Corriere della Sera. Mentre si rincorrono le indiscrezioni su un suo possibile ritorno in Rai nella difficile fascia mattutina, il conduttore e comico palermitano si dimostra dolce e romantico quando apre il suo cuore e racconta alcuni retroscena inediti sulla sua famiglia. A partire dalla figura di sua madre.
Fiorello vivo per miracolo alla nascita
Dopo le parole al miele sulla moglie Susanna, Fiorello si lascia andare all’emozione quando parla dei suoi genitori. “Mia madre si chiama Rosaria come me: quando stavo per nascere ebbe una complicazione molto grave, i medici la davano per spacciata e io con lei – rivela al Corriere –. Miracolo, alla fine ci siamo salvati tutt’e due. Io mi sarei dovuto chiamare Raffaele, come mio nonno, ma a quel punto mio padre decise di chiamarmi come mia madre. Rosaria Galeano detta Sarina”.
Oggi mamma Sarina ha 87 anni e Rosario confessa che ogni mattina madre e figlio prendono il caffè insieme. La definisce “la dedizione in persona”. “Per lei mandare fuori i figli pettinati e puliti era un punto d’onore – ricorda parlando dell’infanzia col fratello Giuseppe –, quello che ci mancava a livello economico non doveva intaccare la nostra dignità”.
I fratelli Fiorello sono rimasti orfani di padre giovanissimi. Rosario precisa sempre che il momento più triste della sua vita rimane la morte del papà, che all’epoca aveva soltanto 59 anni. Ora che lui ne ha 62 si sente salvo perché “pensavo di non farcela a superare i 59”.
Fiorello, mamma segnata dalla morte del padre
“Stava ballando con mia madre – racconta Fiorello al Corriere –, si è assentato un attimo: ‘Sarina ho dimenticato le sigarette in macchina, torno subito’, e l’hanno trovato morto seduto sul sedile. Io ero all’inizio della mia carriera, a Sanremo con Radio Deejay (non so se l’ho mai detto ma la mia ritrosia per Sanremo nasce da questo evento), chiamavo casa e non mi rispondeva nessuno. Poi ho fatto un giro di parenti e mi dissero che mio padre stava male, di tornare subito: in realtà era già morto”.
Rosario è corso quella notte a Pila, in Valle d’Aosta, dove il fratello Beppe stava lavorando e insieme sono tornati in Sicilia per i funerali. “Mi dispiace che mio padre non abbia visto nulla di quello che ho fatto, allora ero agli inizi – dice amareggiato –. Il mare di Sanremo mi ricorda sempre le lacrime che quella sera ho versato per mio padre di cui avevo ancora tanto bisogno. Ho pensato pure di smetterla, di non tornare più a Milano, di finirla lì”.
La lezione che gli hanno lasciato figure come suo padre e il capo villaggio Enzo Ulivieri è il rispetto per gli altri. “Una sera, facendo dei giochi nell’anfiteatro, presi di mira due persone anziane, marito e moglie – ricorda Fiore –. Più li prendevo in giro, più la gente rideva. Ulivieri mi chiamò, io ero tutto contento: ‘Hai visto che bella serata?’. ‘Sì sì — rispose — ma ora prova a pensare se quelle due persone fossero state tuo padre e tua madre’, pausa. Io da quel giorno non mi sono più permesso di prendere in giro persone che non sono in grado di difendersi”.