Lino Banfi: “Vieni avanti cretino è usato come terapia per i malati di Alzheimer e Parkinson”

L'attore rivela in un'intervista a Fanpage quali sono i suoi film preferiti e rivolge un accorato messaggio ai giovani

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Lino Banfi
Lino Banfi

C’è un suo film che Lino Banfi mette al primo posto assoluto nella lista personale dei titoli indimenticabili: Vieni avanti cretino. Non per la regia di un maestro come Luciano Salce e nemmeno per gli sketch esilaranti che hanno reso un’icona il suo Pasquale Baudaffi, dal duetto irresistibile con l’ingegnere di Gigi Reder dal “dentista” ai tic nevrotici del dottor Tomas.

Lino Banfi, Vieni avanti cretino film preferito

In un’intervista concessa a Fanpage, Banfi rivela che Vieni avanti cretino è il suo film preferito “per un motivo molto semplice: viene usato come terapia per far ridere le persone che soffrono di Alzheimer e Parkinson. Fa muovere i muscoli facciali che non muoverebbero mai. Questa gente guarda i miei film e prende una medicina”. Al secondo posto c’è invece Il commissario Lo Gatto di Dino Risi: “un film fatto bene, che richiamava i polar francesi, i gialli italiani, tutto girato a Favignana. Un’esperienza fantastica”.

L’attore pugliese, simbolo della comicità degli anni Settanta e Ottanta e rilanciato come nonno d’Italia da Un medico in famiglia, è diventato anche un fenomeno sui social. Eppure racconta che lui stesso, ad un certo punto della sua carriera, a Banfi non ci credeva più: “Da una trentina d’anni non lo amavo più, non lo guardavo più, non vedevo più niente. Quando giravo le ultime puntate del Medico che ho fatto, quando mi dicevano: ‘Vuoi rivedere le scene, Lino?’. Io rispondevo: ‘Non voglio vedere un c….’. Ho riconquistato questa fiducia in Banfi quando mi sono accorto dell’arrivo di questa ‘quarta età’ portata bene. Perché sono venuto fuori di nuovo? Perché so scegliere”.

Lino Banfi, età portata bene e pensiero ai giovani

Nonostante gli 88 anni, Lino Banfi è ancora vispo e attivo: “Ho parlato con amici neurologi e loro mi dicono che forse ho ragione io quando scherzo con loro, e dico che mi sarò dato le botte in testa 7000, 8000 volte in una vita. Può darsi che questi schiaffettini avranno rigenerato qualche corteccia cerebrale che io non sapevo di avere in un angolino, chi può dirlo”.

È per questo motivo che si rivolge spesso e volentieri ai giovani, ai quali manda un messaggio accorato: “State attenti ai nonni, state attenti ai vostri genitori. Noi commettiamo un grosso errore. Finiamo col parlare sempre di alfa e omega, gli estremi, i nonni e nipoti, ma l’alfabeto greco ha tante lettere. Ci sono figli, generi, nuore, zii, cugini, persone di famiglia e spesso sono queste a sbagliare, trascurando i loro anziani. Allora, dico ai giovani, parlate coi vostri genitori, non fate stare da soli i vostri nonni”.