Dopo La lunga notte – La caduta del Duce, Rai1 torna ad intrecciare la fiction e la storia vera con La rosa dell’Istria, il film tv di Tiziana Aristarco dedicato ad un periodo doloroso e controverso del Novecento: l’esodo giuliano dalmata. Prodotto da Verdiana Bixio per Publispei e da Alessandro Centenaro e Maximiliano Hernando Bruno per Venicefilm, il tv movie è liberamente ispirato al romanzo autobiografico Chi ha paura dell’uomo nero di Graziella Fiorentin.
La rosa dell’Istria, la storia vera dietro il film
Scritto da Hernando Bruno e Angelo Petrella e interpretato da Andrea Pennacchi, Grace Kicaj, Costantino Seghi ed Eugenio Franceschini, La rosa dell’Istria porta sugli schermi la storia vera di Graziella Fiorentin. La scrittrice giuliana è nata a Canfanaro d’Istria, oggi comune croato ma appartenuto per decenni alla Repubblica di Venezia e con una folta comunità italiana presente insieme a quelle croata, slovena e tedesca.
Dalla fine del 1943, la maggioranza dei cittadini italiani della Venezia Giulia e della Dalmaziacominciano ad essere costretti dal governo jugoslavo a lasciare i territori dell’Istria e del Quarnaro:è l’inizio del cosiddetto esodo istriano. Graziella è una bambina di otto anni quando deve scappare con la sua famiglia per rifugiarsi come profuga prima a Chioggia, poi nelle campagne circostanti e infine a Padova, dove vive attualmente.
Da quell’esperienza che ha segnato la sua vita, Fiorentin fa nascere Chi ha paura dell’uomo nero (edito da Corbaccio) e il personaggio di Maddalena, la figlia del medico condotto e suo alter ego, interpretata nella fiction da Grace Kicaj. Anni dopo l’esilio obbligato nelle campagne venete, Maddalena decide di tornare a Canfanaro per mostrare ai figli la bellezza del proprio luogo di nascita. Ma filtrati dal suo vissuto di bambina, i luoghi rivisti dall’autrice adulta hanno un aspetto completamente diverso.
Esodo giuliano dalmata e La rosa dell’Istria: una storia vera
Con il suo libro Graziella Fiorentin ottiene numerosi riconoscimenti, dal Premio nazionale Santa Margherita Ligure Delpino al Trofeo Penna d’Autore, ma soprattutto collega memoria e ricordo del vissuto individuale alle esperienze storiche collettive. La casa natale, il luogo perduto che rappresenta l’identità, è il posto che torna più spesso nella memoria della Fiorentin: ogni oggetto ha una storia comune ai componenti della sua famiglia.
La scrittrice si è davvero trovata a vivere nel sobborgo di Sottomarina, nel pianterreno e nello scantinato di una villetta di proprietà di una famiglia amica degli zii di Chioggia. Il suo spaesamento continua pure nella cittadina in provincia di Venezia, dove il profumo indimenticabile della sua casa istriana, quello che definisce “il mio mondo sereno”, torna grazie ai mobili e alle cianfrusaglie provenienti dalla vecchia abitazione.
Quella sensazione dura ancora oggi, a distanza di ottant’anni dai fatti. “Certo, è una bella casa, con il suo giardino curato, in un quartiere dignitoso – scrive la Fiorentin della sua villetta di Padova –. Ma non spazia su prati smeraldini e pendii boscosi e profumati. In lontananza non luccica il mare”.Il mare, i colori e i profumi della sua terra rappresentano ciò che l’ha salvata e che rivive in La rosa dell’Istria, anche quando il mondo intorno sembrava crollarle addosso.