Gigi Proietti è stato uno degli attori più amati dal pubblico italiano di ogni luogo, genere ed età, ma “a non capirlo sono stati gli addetti ai lavori”. Lo rivela Nancy Brilli in un’intervista concessa a Michela Tamburrino su La Stampa. Nel giorno in cui si celebrano in diretta televisiva i funerali del grande mattatore, scomparso nel giorno del suo 80esimo compleanno, l’attrice confessa che Proietti “ha sofferto molto perché gli negavano il cinema”.
Gigi Proietti, film un rammarico: “Gli negavano il cinema”
“La scusa più comune – racconta Brilli a La Stampa – era che non aveva la faccia, oppure, perché troppo teatrale. E meno male che ci ha pensato quel regista eccezionale che è Matteo Garrone a fargli fare un meraviglioso Mangiafuoco in Pinocchio. Pensi che i produttori americani, quando lui prestò la voce al Genio di Aladdin, dissero che mai nessuno prima era riuscito a dare spessore a un cartone animato”.
Proietti è stato capace di attraversare oltre mezzo secolo di spettacolo tra cultura del popolo e cultura d’élite, “eppure Gigi ce lo invidiavano nel mondo”. “Il cinema – aggiunge Brilli – lo ha snobbato per i vecchi pregiudizi. Nessuno negava fosse un genio, ma ‘stattene a casa’. Poi con il Maresciallo Rocca la sua carriera era ripartita in modo folgorante”.
L’attrice frequentava il Globe Theatre a Roma, ha spesso condiviso con Gigi le vacanze a Ponza (“Era generosissimo – ammette – però si faceva pregare, un piccolo vezzo d’attore. Poi prendeva la chitarra e non smetteva più”) e ha diviso il set con lui due volte.
Nel caso di Febbre da cavallo – La mandrakata, il sequel del cult di Steno diretto dal figlio Carlo Vanzina nel 2002, “abbiamo riso come raramente accade”. “Lui trattava alla pari tutti. Lo dico – precisa Brilli – perché di solito quando ci sono i comici, l’attrice è tenuta defilata. Ma lui no. Era comicamente creativo, dava il ‘la’ e partiva la slavina di battute”.
Gigi Proietti, funerali tra Campidoglio e Globe Theatre
La coppia ha lavorato insieme soprattutto nella fiction Italian Restaurant di Giorgio Capitani, trasmessa su Rai 1 nel 1994 per otto prime serate. “Nella serie – ricorda l’attrice – avevo il ‘nome in ditta’ affiancato al suo, ‘Proietti e Brilli in….’, mi faceva impressione. Lui era disponibile, lavorava con gli attori, studiava il personaggio. Gli facevano male i piedi e portava certe ciabatte orribili e ci ridevamo sopra”.
L’ultima volta che Brilli e Proietti si sono sentiti è stato dopo l’estate e la riapertura del Globe. L’attore era già stanco e provato. Resta il rammarico per quell’atteggiamento degli addetti ai lavori, che gli rimproveravano un eccesso di romanità. “Mi ricordo quando lesse, ‘Proietti, attore dialettale romanesco’. Ci soffrì molto – spiega Nancy – perché, oltre al resto, aveva una dizione perfetta e recitava Shakespeare in lingua meglio di un inglese. Ma l’Italia li fa di questi cadeaux”.
In una Roma silenziosissima, il corteo funebre in onore di Gigi Proietti è passato dal Campidoglio e un applauso commosso e lunghissimo ha salutato l’ultima entrata in scena al Globe. Perché “Gigi era il teatro. Persino Carmelo Bene sostenne di invidiare la sua tecnica. Un grandissimo attore, comico, drammatico, con quella testa bellissima da leone”.