I fratelli Corsaro è la rivincita di Giuseppe Fiorello: “Nei miei confronti tanti pregiudizi”

L'attore è passato da Rai a Mediaset con un crime in cui interpreta un giornalista di cronaca nera diverso dai suoi soliti personaggi

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Giuseppe Fiorello in una scena della serie I fratelli Corsaro
Giuseppe Fiorello nella serie I fratelli Corsaro (foto: Fiction Mediaset)

Il debutto positivo del poliziesco I fratelli Corsaro rappresenta una rivincita per Giuseppe Fiorello. Non solo per gli ottimi ascolti dell’esordio – la prima puntata della fiction è stata vista da 2,5 milioni di spettatori con il 16,51% di share: battuta nettamente la concorrenza della prima visione free del film Il colibrì andato in onda su Rai 1 – ma per l’intuizione controcorrente dell’attore siciliano.

I fratelli Corsaro, Giuseppe Fiorello si riscatta

Tratta dai romanzi del giornalista e scrittore palermitano Salvo Toscano, I fratelli Corsaro vede Fiorello nel ruolo di protagonista e anche di sceneggiatore insieme a Salvatore De Mola e Pier Paolo Piciarelli. È soprattutto la serie che segna il suo passaggio dalla Rai a Mediaset: per anni la sua immagine è stata associata alle fiction che ha interpretato sull’ammiraglia del servizio pubblico.

“Gli anni in Rai a raccontare eroi positivi, personaggi singolari che hanno cambiato il mondo, o anche semplicemente artisti come Modugno, forse il pubblico mi vede soprattutto così, serioso – racconta in un’intervista concessa a Fanpage – . Ho sempre proposto una certa tipologia di racconti che stava a cavallo tra impegno civile, battaglia politica e grossi fatti di cronaca. Direi che la mia è stata una linea editoriale, quasi giornalistica”.

Giuseppe Fiorello
Giuseppe Fiorello

Ora è un giornalista di cronaca nera affascinante e risoluto. “Qualcosa di Fabrizio ce l’ho nascosta dentro di me – rivela –, soprattutto nel modo di scherzare che di rado emerge pubblicamente. Molto spesso sono i miei figli a dirmi: ‘Papà, nessuno direbbe che tu fai ridere’. Nel privato riesco a tirare fuori una parte di me più tranquilla, gioviale, scherzosa, che forse in pubblico non si percepisce”.

A proposito del trasloco da viale Mazzini a Cologno Monzese, non è avvenuto “perché qualcuno mi impedisce di entrare in Rai”. “Vero è che con la Rai, negli anni dopo la pandemia, ho un po’ perso i contatti – ammette – anche per il grande impegno che mi ha richiesto la realizzazione di Stranizza d’amuri. Volevo dedicarmi a qualcosa di diverso, un’esperienza che mi insegnasse cose nuove. Forse mi sentivo un po’ stanco di essere solo interprete ed ero incuriosito dalla macchina da presa”.

Giuseppe Fiorello vittima di pregiudizio per le fiction

D’altronde Fiorello è stato volto simbolo della serialità italiana: il suo nome è passato in tante fiction Rai, una circostanza che l’ha reso vittima di pregiudizio, specie da parte del cinema. “Le accuse per la mia sovraesposizione erano figlie di una percezione sbagliata – spiega –. Innanzitutto non c’erano tutte le piattaforme di oggi, molta meno offerta e io che facevo una fiction all’anno sembrava fossi sempre lì. Ma c’è da considerare anche che quei prodotti andavano bene e spesso la Rai ne replicava la messa in onda, così la sensazione che facessi tutto io aumentava. Sono passato come il solo che lavorasse, ma non era così”.

Nel crime di Canale 5 diretto da Francesco Miccichè, la storia che fa da sfondo alle indagini è quella dei due fratelli Fabrizio e Roberto, interpretato da Paolo Briguglia: c’è molto di personale e del suo rapporto con il fratello Rosario. “Avere un fratello più piccolo smuove dentro una tenerezza infinita, un senso di protezione e di paternità – commenta Fiorello –, soprattutto se viene a mancare un padre come successe a me e mio fratello. Io avevo 21 anni e Rosario 28, quello sguardo mio nella serie su Paolo Briguglia, che interpreta il fratello minore, mi ha fatto pensare che forse era ciò che provava mio fratello allora, guardandomi”.