Per andare incontro alle nuove tendenze di inclusione e progresso, Uomini e Donne farà sedere per la prima volta sul trono una transgender. Nella nuova edizione del dating show di Maria De Filippi, al via a settembre, una delle troniste sarà una donna che, in precedenza, era una un uomo. Bocche cucite sull’identità della partecipante: per ora si sa soltanto che è una commessa e che farà parte del cast insieme ad altri tre tronisti, due ragazzi e una ragazza.
Uomini e Donne transgender: la scelta di Maria
L’indiscrezione è stata pubblicata da Giuseppe Candela su Dagospia e conferma quanto anticipato da Maria De Filippi in una recente intervista concessa alla rivista Oggi. “Cerco un ragazzo che fa l’elettricista sui tetti, non voglio più certi condizionamenti; quando ho capito che i tronisti erano diventati un cliché, ho deciso di cambiare”, spiega la conduttrice.
I nomi dei tronisti saranno svelati soltanto nelle prossime settimane. Quel che è certo – scrive Candela – è che il programma “in onda da venticinque anni e visto ogni giorno da tre milioni di telespettatori, si prepara a una svolta storica”. La tronista trans ha già concluso il suo percorso di transizione e il successivo iter psicologico e legale.
Dopo il trono gay una commessa trans tronista di Uomini e Donne
Non è certo la prima volta che Uomini e Donne si apre all’attualità mettendo in discussione la vecchia società conservatrice e bigotta. Nella stagione 2016/2017, subito dopo l’approvazione della legge sulle unioni civili, la De Filippi introdusse con tempismo perfetto un trono gay, affidato al barista Claudio Sona. L’esperienza è stata ripetuta soltanto nell’edizione successiva con l’esperienza dell’hairstylist Alex Migliorini, che ha vissuto una breve storia d’amore con la sua scelta, Alessandro D’Amico. Adesso manca all’appello solo il trono lesbico.
La 26esima edizione della trasmissione, in partenza a settembre, confermerà il mix di trono over e trono classico. La novità assoluta sarà proprio la commessa transessuale: una scelta che, nell’epoca del politicamente corretto imperante e del dibattito sull’approvazione del Ddl Zan, strizza volutamente l’occhio all’identity politics.
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