È una Ornella Muti a tutto campo e senza peli sulla lingua quella intervistata da Fabrizio Accatino per La Stampa. Il giornalista la intercetta al Parco Dora Live di Torino, dove si è esibita con lo spettacolo Racconti di cinema. Lo show ripercorre la sua carriera dagli esordi fino a Il pittore di cadaveri, l’opera in tre atti di Mark Borkowski che ha portato in scena in quasi tutta Italia negli ultimi tempi. “Ho recitato alcuni passaggi di quella pièce, che comunque non ho ancora perso la speranza di portare da queste parti – racconta l’attrice –. Poi Elena Galliano mi ha fatto un’intervista sulla mia carriera cinematografica. E in mezzo ci sono state le parentesi jazz del Pino Melfi Quartet. È stata una bella serata”.
Ornella Muti: MeToo è andato oltre
Icona del cinema italiano, Ornella Muti è stata diretta da “personaggi straordinari” come Mario Monicelli, Dino Risi, Steno, Gigi Magni, Marco Ferreri ed Ettore Scola. “Di Ferreri si diceva che fosse scorbutico – rivela oggi –, eppure con me si rivelò sensibile e dolce. Quanto a Monicelli, era crudo ma sincero. Per tutte le riprese di Romanzo popolare mi ignorò, poi alla fine andò dal suo assistente e gli borbottò: ‘Dì a quella stronza che è stata proprio brava’. E insieme girammo ancora I nuovi mostri e Panni sporchi”.
La Muti è apparsa in To Rome with Love di Woody Allen, accusato di violenze sessuali ma mai condannato. In merito alle polemiche senza fine che hanno travolto il geniale regista newyorkese, ha le idee chiare. “Gli americani sono speciali nell’arte dello scagliare la prima pietra, come se fossero tutti senza peccato – tuona l’attrice –. Se facesse cinema solo chi è immacolato non lavorerebbe più nessuno”.
Il movimento #MeToo ha avuto la sua importanza nel denunciare le molestie nel mondo del cinema e più in generale del lavoro. “Mia madre mi ha sempre accompagnato ai provini fino alla maggiore età – ricorda la Muti – e dopo sono stata brava a non ritrovarmi in situazioni potenzialmente pericolose. Anche qui però si è andati oltre. Oggi gli uomini non sanno più come provarci, se ci fanno una carezza sul braccio hanno paura che li denunciamo. Il che è assurdo”.
Ornella Muti Francesco Nuti: la sua morte un dolore
A proposito di sua madre, Ilse Renate Krause era estone da parte di padre e russa (di San Pietroburgo) da parte di madre. Quando parla del conflitto Russia–Ucraina, Ornella Muti tocca un tasto doloroso. “Là non ho più parenti, il ramo della mia famiglia rimasto è stato deportato nei gulag in Siberia e non se n’è più saputo nulla – spiega a La Stampa –. Ma è una terra che conosco e amo, vederla combattere contro quelli che fino a ieri erano i suoi fratelli è uno shock. Dietro la loro freddezza i russi sono buoni d’animo, se possono ti danno anche il cuore. Saperli coinvolti in un conflitto voluto da uno solo è un dolore incredibile”.
Inevitabile un ricordo di Francesco Nuti, scomparso a 68 anni dopo una lunga malattia. Con l’attore e regista pratese ha girato Tutta colpa del paradiso e Stregati. “Una persona sensibile e un grande attore – dice la Muti –, capace di rileggere la comicità toscana in una chiave personale, malinconica. La sua morte è stata un dolore. Chissà, forse si portava dietro pezzi pesanti della sua storia personale, che alla fine l’hanno trascinato a fondo”.