“Ho conosciuto Mariangela Melato a Milano. Eravamo molto giovani e mi pare dovessimo entrambi ritirare un premio. Aveva i capelli corti, da maschietto, e questi occhioni strani…”. Giancarlo Giannini ricorda così la grande attrice “diversa da tutte le altre” con la quale ha formato uno storico sodalizio. Melato è scomparsa a 71 anni l’11 gennaio 2013 per un tumore al pancreas. Lei e Giannini erano una coppia straordinaria: oggi lui la chiama la sua “compagna di giochi”.
Mariangela Melato Giancarlo Giannini: “Lei aveva tutto”
In un’intervista concessa a Bianco e nero, la rivista del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, l’attore ripercorre la loro storia artistica e personale. Dopo gli esordi al cinema nel film di Pupi Avati, Thomas, e accanto a Nino Manfredi nel suo Per grazia ricevuta, Melato conosce Giannini e Lina Wertmüller agli inizi degli anni Settanta. È lui a volerla in Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972). Poi sono insieme negli altrettanto celebri Film d’amore e d’anarchia (1973) e Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974).
“Io e Mariangela eravamo due compagni di giochi – racconta Giannini –. Consapevoli che tutto è finto, che nessuno deve dirti di entrare nel personaggio. Io non lo so come si entra nel personaggio, e neanche Mariangela lo sapeva. Abbiamo fatto carriera senza entrare nei personaggi, ma rappresentandoli, ‘giocandoli’, ‘to play’ dicono gli inglesi. Non siamo due attori da ‘metodo’. Siamo due che si divertono”.
Com’è nata la chimica tra loro? L’attore non sa rispondere perché, in realtà, “nessuno lo sa”. “Mastroianni e Loren erano perfetti e anche loro giocavano sempre – spiega Giannini –. La chimica è quel ‘quid’ di cui parla Stanislavskij, è qualcosa di magico e nessuno sa che cosa sia. Mariangela aveva ritmo, aveva l’alone, aveva tutto. Era bravissima. Ma era più che brava. Era spiritosa, intelligente, colta. Femminista, donna vera. Volitiva, coraggiosa, pulita, luminosa. Come deve essere un essere umano. Era bellissimo lavorare con lei”.
Giancarlo Giannini su Mariangela Melato: “Al cinema si liberava”
La diva più sfuggente del nostro cinema e del nostro teatro ebbe un’infanzia non proprio semplice. Cresciuta a Milano in una famiglia umile sotto i bombardamenti della guerra, da bambina era cupa e solitaria. Aveva una malattia della pelle che la rendeva diversa dalle altre, allontanata da tutti. Proprio da questa sua svantaggiosa condizione (aveva problemi di comunicazione e cominciò a parlare tardi), Melato ha ribaltato il suo destino e spiccato il volo.
“Credo che al cinema si liberasse – conclude Giannini –. Aveva avuto una vita difficile, una salute non di ferro, anche da bambina, e quando metti una persona che ha sofferto davanti alla macchina da presa è come rompere una barriera di cristallo, scompare tutto. Questa è la magia del cinema”.
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