Dietro Mancino naturale c’è una storia vera? La risposta arriva direttamente dal regista del film, Salvatore Allocca. “È una storia originale, basata su tante storie che potrebbero o sono davvero accadute”, racconta l’autore. È tutta finzione quindi? Non proprio. Alla base dell’opera terza di Allocca, anche sceneggiatore con Emiliano Corapi, Massimo De Angelis e Simone Lenzi, c’è una riflessione profonda (e fondata su numeri concreti) su quanto hanno sperato tutti i bambini del mondo: diventare un calciatore.
Mancino naturale, storia vera o di finzione?
Girato tra Roma, Latina e Vicenza, Mancino naturale è dedicato proprio al mondo del calcio giovanile (e ai suoi chiaroscuri) e al mito del mancino italiano più famoso del mondo: Paolo Rossi. Al centro della storia c’è infatti Paolo (Alessio Perinelli), un ragazzo dal sinistro fatato che si chiama così in omaggio dell’eroe dei Mondiali ’82 (il mito di suo padre, scomparso da tre anni) e che cerca di farsi strada nel calcio professionistico, spinto dalla determinazione della madre Isabella (Claudia Gerini), disposta a tutto per far ottenere al figlio un provino che gli permetta di entrare nel vivaio di un club di Serie A.
Prodotto da Emma Film e Promenades Films, Mancino naturale mescola dramma e commedia con toni leggeri e umoristici, dolorosi e toccanti, perfetti per affrontare questo argomento. Per rendersi conto di cosa si parla, basta dare un’occhiata ai numeri del calcio dilettantistico riportati sul sito della LND. Non tutti lo sanno, ma solo pochissime persone riescono a fare del pallone un lavoro. I dati sono spietati: in Italia ogni anno 300mila bambine e bambini si iscrivono alle scuole calcio, appena uno su cinque tra i 5 e i 16 anni gioca nel circuito della FIGC e soltanto uno su 5mila riesce a sfondare diventando un professionista. Insomma, quella del calcio è un’autentica fabbrica di illusioni. Il percorso è complicato, impegnativo e soprattutto costoso: ad un genitore il percorso in un campus può arrivare a costare pure oltre 600 euro a settimana.
Mancino naturale, un emozionante rapporto madre figlio
Presentato con successo ad Alice nella Città, la sezione autonoma dedicata ai ragazzi della Festa del Cinema di Roma, Mancino naturale elabora il business delle scuole calcio e lo scouting degli osservatori attraverso la storia di un sogno che si trasforma in ossessione. “In Mancino naturale – racconta Allocca nelle note di regia – il tema che mi ha interessato di più sviluppare è quello della capacità di amare nei tempi e nei modi dovuti le persone a cui teniamo, e di come l’incapacità di farlo pesi su di noi inevitabilmente per il tempo a venire. Ciò che spinge Isabella verso il suo obbiettivo, infatti, non è un semplice sogno di riscatto sociale, ma qualcosa di più profondo”.
“La donna – aggiunge il regista – sente di aver disatteso l’amore che la legava al marito, non assecondando le aspirazioni di questi quando era in vita. Così, adesso, cerca di realizzare con tutti i propri mezzi un desiderio dell’uomo scomparso: vedere il proprio figlio diventare un calciatore professionista. Isabella pensa che, esaudendolo, riuscirà a porre rimedio alla sua dimostrata incapacità di amare. Ma così facendo si trova a sbagliare per la seconda volta. Ora, infatti, sta disattendendo l’amore per il figlio costretto a seguirla in un’impresa più grande di lui: riuscire a diventare un calciatore per sottrarre la madre alla sua infelicità!”.