La puntata di Una storia da cantare dedicata a Lucio Battisti non è piaciuta ad Andrea Barbacane, il nipote del cantautore di Poggio Bustone. Il programma di Rai1 condotto da Enrico Ruggeri e Bianca Guaccero, andato in onda sabato 30 novembre in prima serata, ha ottenuto buoni ascolti: 18,1% di share e 3,5 milioni di spettatori. Tra gli ospiti in studio non potevano mancare Mogol, Patty Pravo e Maurizio Vandelli. Loro e tanti altri, da Roberto Vecchioni a Morgan, hanno omaggiato il geniale autore che rotto gli schemi della musica italiana.
Una storia da cantare, Battisti e il “servizio pessimo”
Andrea Barbacane, figlio di Albarita Battisti, la sorella di Lucio, non ha gradito questa sfilata di big e giovani cantanti. Come Cristiano De André il giorno dopo lo speciale sul padre Fabrizio, Barbacane ha definito un vero e proprio “disastro” la serata dedicata allo zio.
“È stato reso un servizio pessimo – spiega Andrea al settimanale Chi – da cantanti come Ruggeri, Morgan, Arisa, che hanno fatto morire zio Lucio per la seconda volta”. Barbacane si dice sorpreso dalla presenza di collaboratori illustri di suo zio. “Mi stupisce – rivela – che Mogol fosse presente e li abbia ringraziati. Rispetto a Dieci ragazze cantata da Ruggeri sono molto meglio le canzoni dello Zecchino d’Oro”.
Barbacane ha appena pubblicato Il grande inganno (Quel gran genio di mio zio e quel che non è mai stato detto su Lucio Battisti). Edito da DivinaFollia, il libro racconta un Battisti inedito, l’uomo sempre molto riservato e schivo sulla sua vita privata che si nascondeva dietro l’artista.
Lucio Battisti, canzoni “patrimonio di tutti”
“Provo a raccontare un Battisti inedito – commenta Andrea –, smentendo una serie di leggende su di lui come quella che fosse fascista e finanziatore dell’Msi e che fosse tifoso della Lazio”.
A tal proposito, Barbacane ribadisce che Battisti è “un patrimonio di tutti” e non deve essere ingabbiato in categorie politiche o calcistiche. “Il Battisti politico – conclude Barbacane – non è mai esistito perché zio Lucio non votava neanche, lasciava a casa di nonno le cartoline elettorali. Il Battisti laziale nasce dalla fantasia dei tifosi suffragata da nonno Alfiero: l’unica volta che zio Lucio andò allo stadio fu una domenica pomeriggio, quando accompagnò mio padre a vedere la partita che avrebbe decretato lo scudetto della Lazio. Era curioso dell’evento, non era tifoso”.