Fragili, la storia vera dietro la serie tv di Canale 5

La commedia agrodolce di Raffaele Mertes si ispira a numerosi episodi realmente accaduti: ecco quali

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Il cast della mini serie tv Fragili
Il cast di Fragili (foto: Sunshine Production / Mediaset / RTI)

L’integrazione generazionale è al centro di Fragili, la mini serie tv di Raffaele Mertes con protagoniste Barbara Bouchet e Corinne Clery che prende libero spunto da una incredibile storia vera. Prodotta dalla Sunshine Production con Mediaset e RTI e girata nelle Marche tra Numana, Sirolo e la Riviera del Conero, la commedia schiera nel cast Massimo Dapporto, Irene Ferri, Crisula Stafida, Maurizio Mattioli, Raniero Monaco Di Lapio, Enzo Decaro, Barbara Alberti, Mino Abbacuccio, Salvatore Misticone e Filippo Bordignon.

Fragili, la storia vera dietro la mini serie tv

Nella miniserie, disponibile in streaming su Mediaset Infinity dopo la prima tv del 16 agosto su Canale 5, un gruppo di arzilli anziani viene sfrattato all’improvviso da Villa Felice, la casa di riposo in cui vivono. Rimasti senza un posto in cui stare, gli ospiti si ritrovano in una comunità educativa per ragazzi senza famiglia. Dopo un’iniziale fase di scontro generazionale, giovani e anziani decidono di unirsi in un’unica grande famiglia, creando legami affettivi tra nonni mancati e nipoti improvvisati.

La vicenda di Fragili affronta in chiave agrodolce un tema sociale importante come l’integrazione sociale e il supporto reciproco tra generazioni diverse, ispirandosi a una serie di vicende realmente accadute. La sceneggiatura di Bruno e Chiara Frustaci riprende infatti numerosi episodi come gli sfratti di Taranto (il Comune ha sfrattato quattro anziani piazzati da una cooperativa in una ex scuola al quartiere Salinella), Casa Celeste a Faenza (un gruppo famiglia con 17 anziani è stato mandato via a causa delle morosità) e Fiordaliso ad Arezzo, casa famiglia da cui cinque ospiti sono stati cacciati perché percettori di indennità di accompagnamento.

Fragili, Canale 5 racconta il cohousing anziani giovani

Si tratta di situazioni limite, in cui le famiglie non sono in condizioni di assistere il parente a casa oppure non hanno la disponibilità per pagare la quota alberghiera. Nell’attesa che venga riconosciuto il diritto agli anziani non autosufficienti di essere presi in carico dal sistema sanitario, la soluzione arriva spesso dai progetti di cohousing: famiglie, coppie, single, giovani e anziani che decidono di abitare in luoghi condivisi.

La coabitazione è diffusa da tempo soprattutto in Nord Europa e Nord America, ma è in crescita anche in Italia. Le strutture di cohousing sono diverse. A Sordevolo, in provincia di Biella, il Comune ha ristrutturato uno stabile per realizzare sei mini-appartamenti e un grande salone di condivisione, destinandone tre a giovani coppie sposate da poco e altri tre a coppie di anziani. Casa alla Vela a Trento vede la condivisione di un immobile tra cinque anziane e sei studenti universitari.

Nel Lazio la Regione ha lanciato il progetto Homefull, una piattaforma per far incontrare anziani con disponibilità alloggiativa ma in condizione di solitudine e giovani stranieri, arrivati in Italia senza una rete familiare e in carico ai servizi sociali comunali. In questo caso, i primi accolgono i secondi nelle proprie case, attivando un percorso di conoscenza reciproca e attività di socializzazione congiunte.