“Dentro Figli c’è tutto il modo di approcciare la realtà di Mattia Torre: la sua sfrontatezza, il suo stare dentro le cose, il suo bagaglio emotivo. Questo film non parla solo di figli, ma soprattutto di come resistere agli urti della vita”. Così Valerio Mastandrea presenta Figli, il film scritto da Mattia Torre con la regia di Giuseppe Bonito in uscita al cinema il 23 gennaio. Con Paola Cortellesi come protagonista femminile, la commedia è l’ultimo film di Torre, autore di spettacoli teatrali (da In mezzo al mare a Perfetta) e sceneggiatore di geniali serie tv come Boris, Dov’è Mario? e La linea verticale, scomparso lo scorso luglio a soli 47 anni dopo una lunga malattia.
Figli, Mattia Torre e il suo addio
Mastandrea era un suo caro amico (come molti attori del cast: Valerio Aprea, Stefano Fresi, Babak Karimi, Paolo Calabresi, Luca Amorosino, Massimo De Lorenzo, Andrea Sartoretti, Fabio Traversa, Giorgione Barchiesi) e ha interpretato, oltre al celebre Colpa di un altro, un suo monologo sulla paternità, I figli ti invecchiano.
Figli nasce proprio da lì: è la storia di una coppia, Sara e Nicola, che deve fare i conti con la nascita del secondo bambino, il ritorno al lavoro e la crisi di relazione, i genitori improbabili e maldisposti che a tutto pensano tranne che a calarsi nel ruolo di nonni.
Torre definiva questo film il suo terzo figlio: diviso in otto capitoli, è l’ennesima dimostrazione del suo incredibile talento nel ritrarre la realtà con una ferocia e al tempo stesso con un amore profondo per i suoi personaggi.
È soltanto così che la Patetica di Beethoven può sostituire il pianto irrefrenabile del piccolo Pietro. Solo con il sorriso si possono dipingere tutte quelle “rotture” che i genitori conoscono bene – la chat di classe, la scelta della babysitter, la festa in maschera, la visita dalla pediatria guru (Daria Deflorian) – facendole diventare più vere del vero. La comicità è nel dramma, e il dramma nella comicità: Figli cattura l’essenza dell’essere papà e mamma nell’Italia sempre più ostile del 2020, ma non solo.
“Mi sono riconosciuto in tante cose, soprattutto nelle scene di dibattito e di conflitto”, spiega Mastandrea. “Bisogna rivedere il ruolo della madre e combattere la cultura che la vede come un punto d’arrivo. Fare figli è una cosa normale, naturale: io non mi sono mai sentito all’altezza, quando sono diventato genitore l’ho fatto semplicemente con amore”, aggiunge l’attore.
Figli, film di Mattia Torre al cinema dal 23 gennaio
Avere dei figli “si può fare”, ma ognuno “faccia come gli pare”: è questo il messaggio di Torre. “Figli è un film che parla di una coppia, di come mantenere un difficile equilibrio in una lunga relazione, della confusione di essere genitori. È un film d’amore, dei percorsi e del lavoro certosino che si fanno per conservarlo”, dice Cortellesi. “Mi sono ritrovata in tutto: quando ho letto la sceneggiatura, ridevo di me stessa. Mattia racconta in modo surreale cose vere, tante manie e idiosincrasie di certi genitori devastati dal tipo di vita che gli viene imposta”, chiarisce l’attrice.
Mattia non ce l’ha fatta: non ha finito il film in tempo. Ha passato il testimone a Giuseppe Bonito, al suo secondo film dopo Pulce non c’è. “Manca tantissimo anche a me, oggi e mentre giravo il film”, racconta il regista. “È successo tutto velocemente: fu lui a chiamarmi in un momento in cui faceva fatica fisicamente. Io ero molto disorientato, mi disse che sarei stato una specie di ministro plenipotenziario. Gli ho fatto delle obiezioni: avevo fatto soltanto un film drammatico e non ho figli. Lui mi disse di non chiedergli perché, ma la scelta del mio nome è stata una cosa istintiva”, rivela Bonito.
“Andrà tutto bene”, si ripetono di continuo Sara e Nicola alle prese con il secondo bambino. La leggerezza e la profondità di Figli, con l’inconscio che irrompe nella realtà in maniera irresistibile e sfrontata, compongono il testamento di Mattia Torre, un talento portato via troppo presto da quello stesso male del quale ha sempre cercato di ridere. Al cinema dal 23 gennaio, distribuito da Vision.
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