La nuova vita di Fabrizio Gatta: l’ex conduttore Rai è diventato prete

Inviato del Tg3 e volto di "Lineaverde", il presentatore verrà ordinato presbitero a dicembre: ecco la sua storia

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Un primo piano di Fabrizio Gatta
Un primo piano di Fabrizio Gatta

Dalle redazioni degli studi Rai a chiese e sagrestie il passo è breve. È la storia di Fabrizio Gatta, il giornalista e presentatore televisivo che ha cambiato vita: oggi è diacono a Sanremo e presto sarà ordinato prete. Romano classe 1963, l’ormai ex inviato del Tg3 è stato un volto noto della Rai dei primi anni Duemila grazie alla conduzione di trasmissioni quali Lineablu, Uno Mattina Weekend e Linea verde.

Fabrizio Gatta prete a Ventimiglia-Sanremo

Nel 2013, dopo quasi vent’anni di attività televisiva, Gatta ha deciso di abbandonare la professione per dedicarsi al cammino sacerdotale. Si laurea in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana nel 2019 e un anno dopo diventa diacono presso la Diocesi di Ventimiglia-Sanremo. Terminato questo periodo, il prossimo dicembre verrà finalmente ordinato presbitero.

“Ho messo la mia vita nelle mani dei Missionari del Preziosissimo Sangue: saranno loro a decidere se la mia vita potrà prendere questa nuova direzione”, ha confessato in un’intervista all’Avvenire nel 2014. Parlando della sua nuova vita, ha aggiunto: “Non credo nelle folgorazioni, la vocazione è qualcosa che è presente fin dal concepimento, come un seme, ma che poi deve maturare, con il tempo”.

L’ultima apparizione sullo schermo di Gatta risale proprio al 2013, quando ha condotto per il terzo anno consecutivo Linea verde con Eleonora Daniele. Oggi si dedica invece alla spiritualità e alle opere di carità. “Il Signore non delude mai i suoi figli che ama smisuratamente: dona loro ali per volare, radici per tornare, e motivi per rimanere”, scrive sui social.

Un primo piano di Fabrizio Gatta
Fabrizio Gatta (foto: Twitter @_FabrizioGatta)

Fabrizio Gatta oggi: sacerdote perché “per Gesù, ci metto la faccia”

La sua scelta non è una “conversione” né un’intuizione. È stata una decisione ponderata, frutto di un “lavoro” interiore durato tre anni. Sempre all’Avvenire, Gatta ha spiegato che con Gesù, ci vuole “mettere la faccia”.

“Spero che la mia storia sia di esempio per quei tanti che si vergognano di mettersi il crocifisso al collo, o di dirsi cristiani. Abbiamo bisogno di testimoniare la nostra fede, senza per questo diventare dei fanatici”, ha aggiunto.