Sono sempre imperdibili le interviste rilasciate da Enrico Vanzina. Diventato direttore artistico del neonato Festival Internazionale del Cinema di Pompei che si terrà dal 3 all’8 giugno 2025, lo sceneggiatore procede a ruota libera con Claudia Catalli su La Stampa, definendo la kermesse campana “un piccolo festival sull’identità culturale”. “Ma non mi farò mangiare dalla politica, chiunque ci provasse riceverà un bel calcio nel didietro”, promette il figlio di Steno e fratello di Carlo.
Enrico Vanzina, dal cinema ai festival
Al cinema Vanzina ci è arrivato con caparbietà e testardaggine perché sua madre, Maria Teresa Nati, non voleva che diventasse la sua professione. “Sapeva che era un lavoro rischioso, era un po’ zaloniana: voleva per me il posto fisso, sognava che diventassi un ambasciatore”, rivela Enrico. “La cultura è quel che resta quando si è dimenticato tutto il resto”, diceva invece suo padre Steno. “Bisogna essere colti anche se fai commedie, e conoscere teatro, musica e arte. Al cinema la nostra famiglia deve tutto: ci ha fatto lavorare, imparare, stare a contatto con il pubblico e soprattutto essere liberi”, sottolinea.
Sul tema cinema italiani Vanzina è netto: le commedie di oggi non gli piacciono. “Raccontano poco questo Paese. La specificità della commedia italiana era essere uno specchio della società, raccontare personaggi drammatici attraverso una storia leggera per far capire cos’era l’Italia, come Il sorpasso di Risi. Le commedie oggi non lo fanno più, sono diventate moraliste”, ammette lo sceneggiatore. “Lo diceva il mio grande maestro Ettore Scola: mai essere moralisti in una commedia perché bisogna rispettare le ragioni degli altri. Possono essere contrarie alle nostre, ma dobbiamo rispettarle”, aggiunge.
Enrico Vanzina: Vermiglio ha “nemici” in patria
Con il Festival Internazionale del Cinema di Pompei, l’obiettivo è contrastare il globalismo del cinema contemporaneo. “Oggi i mezzi di diffusione del cinema passano attraverso entità che tendono a semplificare. Pensi alle piattaforme, l’esigenza di avere un pubblico globale porta a linguaggio, psicologia e standard globali”, spiega Vanzina.
L’Italia pare in controtendenza con la scelta di candidare agli Oscar 2025 nella sezione del miglior film internazionale Vermiglio di Maura Delpero, vincitore del Leone d’argento a Venezia 81 e già in corsa ai Golden Globe. Un film dal rigore documentaristico che la regista trentina ha voluto dedicati alle tradizioni nelle quali è cresciuta.
“Vermiglio nel suo piccolo racconta qualcosa di italiano che colpisce tanto all’estero, è vero, temo che i suoi nemici siano proprio gli italiani, per i sottotitoli e una serie di resistenze per cui spesso il nostro pubblico bolla anche film più pop come ‘troppo locali’. Per un periodo feci anch’io parte della commissione che seleziona i film da mandare agli Oscar”, conclude Vanzina.