Il “caso” Alessandro Gassmann continua a far discutere. L’attore avrebbe fatto la “spia” denunciando i vicini di casa che facevano una festa ed è stato riempito di insulti sui social. Anche Enrico Ruggeri ha commentato – con ironia – quanto accaduto. “Grande attore e regista… con un po’ di nostalgia per i tempi andati della Germania Est”, il suo cinguettio sarcastico. Ora il cantautore chiarisce la sua posizione in un’intervista al Corriere della Sera.
Alessandro Gassmann: Twitter “diventa enorme”
“Ancora una volta, mi rendo conto che oggi su Twitter tutto diventa enorme – precisa Ruggeri al Corriere –. Se quella battuta l’avessi fatta ad Alessandro a cena insieme, ne avrebbe riso anche lui. Mi dispiace molto la contrapposizione e il malcostume di cui spesso sono stato vittima anche io”.
Gassmann, che nel frattempo aveva chiuso e ora ha riaperto il suo profilo, è stato riempito di improperi e persino di minacce. “Ho letto insulti su di lui, la sua famiglia, suo padre. Una cosa orribile – ammette Ruggeri –. Alessandro è un grande attore e regista che ha un peso (il cognome) terribile da portare, ma lo porta egregiamente. Il suo film Il premio è bellissimo. Questa guerra di tutti contro tutti – che Hobbes aveva previsto secoli fa – è terribile. E Twitter amplifica le controversie”.
Conclusa la difesa d’ufficio, il cantautore passa al contrattacco sul vero nodo della questione: denunciare chi violerebbe le norme anti-Covid e scriverlo persino sui social. “Se lo faccio, lo farei sempre e per tutto – puntualizza Ruggeri –. Se vedo uno che ruba una macchina, uno che picchia la fidanzata, se alla Stazione Centrale vedo tre tizi che si scambiano una bustina”.
Enrico Ruggeri: Gassman, Twitter e le regole “che non capiamo”
L’ex Decibel ha una posizione critica sull’infodemia: è un libero pensatore, e per questo si è beccato l’etichetta di negazionista. “Non capisco perché in mezzo alla strada devo mettere la mascherina – specifica il cantante –. Se entro in un negozio la metto, ma se sono all’aperto no. In un vicolo stretto con 50 persone la metto, sì. Ci stanno abituando a obbedire a regole che non capiamo, e non è un bel segno se guardiamo indietro nella storia”.
“Non sono medico, immunologo o virologo – i quali peraltro non sono d’accordo su niente – ma osservo che da un anno dibattiamo di qualcosa che non è oggettivo – aggiunge Ruggeri –. Ci sono cento pareri diversi. Io ne faccio una questione filosofica: non possiamo rinunciare a vivere per paura di morire”.
“La pandemia è oggettiva. Penso che ci poteva essere un altro modo di gestirla – conclude il cantante –. La narrazione è stata sbagliata. Hanno scritto di alcune persone famose morte per Covid e io so per certo che non era vero. Un uomo di 32 anni, in coma irreversibile da tre anni per una pallottola in testa, hanno detto che è morto di Covid (che forse ha preso in ospedale). Questa è una distorsione”.
[…] come le “orecchie del Duce” ai tempi del regime fascista. Interviene, con la consueta ironia, persino Enrico Ruggeri: “Grande attore e regista… con un po’ di nostalgia per i tempi andati della Germania […]