Spettacolare intervista di Giampiero Anelli, in arte Drupi, al Corriere della Sera. Il cantautore, 76 anni, fa a pezzi la musica italiana che va per la maggiore, in particolare Annalisa e Mahmood, che con le loro canzoni spopolano in classifica dopo Sanremo 2024. “Prodotti ben fatti, però musicalmente non mi dicono nulla”, spiega il cantante, che in gara al Festival è passato otto volte.
Drupi: Mahmood e Annalisa “non mi emozionano”
“Mahmood è bravo, ma della sua canzone a Sanremo non si capiva un’acca. Ho pensato: ‘Che audio del menga’. L’ho scaricata e sono rimasto come prima – confessa Drupi –. Le canzoni di Annalisa sono quattro accordi in croce che non mi emozionano. Massimo rispetto, eh. Le ballate di Vasco Rossi invece ti toccano il cuore. I testi di Gino Paoli: semplici, chiari”.
Anelli ripercorre una carriera ricca di successi, da Rimani e Piccola e fragile a Come va e Paese. Oggi canta spesso all’estero e ama pescare, ma appare poco in televisione. “Una mia scelta – ammette –, ho detto di no tante volte, alla fine non ti chiamano più. Vado se c’è da suonare e da parlare di musica. A L’isola dei famosi prenderei tanti pesci ma perderei la mia dignità per sempre, tutto il giorno in mutandoni a raccontarsi stronzate, giusto se mi pagassero 3 milioni”.
“Se non vai a Sanremo – continua Drupi – nessuno si ricorda di te, però ho uno zoccolo duro di ammiratori, al Teatro Lirico Gaber di Milano ho fatto sold out, sono venuti anche i miei amici Dario Ballantini e Enzo Iacchetti, che è salito sul palco a cantare con me Sereno è. Vengono loro a Pavia, io non mi muovo da qui, sono un orso. Enzino ha sempre il beauty pieno di medicine, è un ipocondriaco tremendo, come quello del film di Verdone, nella tasca del cappotto nasconde una piccola farmacia ‘perché non si sa mai’”.
Drupi, intervista imperdibile: da Julio Iglesias a McCartney
I ricordi dei primi concerti con al Paips di Milano con Le Calamite, la sua prima band con cui imitavano i Beatles, sono imperdibili. “Locale piccolo, ma faceva tendenza – spiega Drupi –. Dividevamo il palco con i Deep Purple, che ancora non erano nessuno. Tre quarti d’ora noi, tre quarti loro, ci scambiavamo gli strumenti. Una sera capitò un ragazzetto di colore che si mise a suonare il piano del mio tastierista, che dopo averlo sentito pensò di smettere. Era Stevie Wonder”.
Due gli incontri fortuiti e memorabili durante gli anni passati in giro per il mondo. “Julio Iglesias girava nudo con indosso solo l’accappatoio – rivela Drupi – e ogni volta che incrociava qualche vecchia americana lo apriva di scatto gridando ‘Ole!’. Io ero con lui e mi vergognavo come un cane. Paul McCartney l’ho incontrato a Londra, a cena, mi ignorò. Vent’anni dopo l’ho rivisto a Los Angeles, mi scrisse una dedica: ‘Al quinto Beatle’. Mi sa che lo faceva con tutti”.