Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, i due agenti uccisi negli uffici della Questura di Trieste, si facevano chiamare “I figli delle stelle”, come la celebre canzone di Alan Sorrenti. I due, come in una sorta di rito propiziatorio, ascoltavano a ogni inizio turno la hit del cantautore napoletano, un classico datato 1977. Il video-selfie di Matteo e Pierluigi, diffuso nei giorni scorsi dalla Questura di Trieste, ha colpito profondamente Sorrenti.
Poliziotti uccisi a Trieste: video commuove Sorrenti
Intervistato dall’AdnKronos, il cantante ha voluto rendere omaggio alla memoria dei giovani agenti. Quest’episodio è così doloroso che c’è solo da restare in silenzio e riflettere, evitando le polemiche sui social.
“Mi ha toccato molto questo video – racconta Sorrenti –. Anche perché ne ho avuto notizia da un mio fan poliziotto diventato amico in tanti anni, che li conosceva. Mi sono sentito molto vicino a questi ragazzi. Tanto che stamattina ho mandato alla Questura di Trieste dei fiori con le condoglianze e un biglietto dedicato Matteo e Pierluigi: sarete sempre figli delle stelle”.
“Quella canzone – aggiunge il cantautore –, che raccontava dei miei incontri notturni e dei continui voli tra l’Italia e Los Angeles, che mi tenevano sospeso in cielo, aveva un ritornello in cui probabilmente si sono riconosciuti, perché sembra l’espressione musicale della loro missione”.
Alan Sorrenti, figli delle stelle “erano dei bravi ragazzi”
“Io sono buddista – spiega Sorrenti –, quindi credo in una certa circolarità, e ho recitato per loro oggi. Avevano delle facce così belle, si vedeva che erano dei bravi ragazzi e che credevano profondamente alla loro missione, che affrontavano con gioia”.
“Poi purtroppo – conclude il cantante – ci sono atti di una tale follia, da parte di persone disconnesse a tal punto dal tessuto sociale, che sono imprevedibili e ingestibili ma su cui la società dovrebbe interrogarsi profondamente. C’è una rabbia incontenibile che se non viene riconosciuta e incanalata, trova fughe e gesti incontenibili. In questo senso, è vero che questi ragazzi sono vittime del sistema, che non funziona. L’unica cosa che posso dire davanti a tanta sofferenza che ha colpito amici e familiari è che mi piace pensare che quella mia canzone li abbia avvicinati alle stelle, nel senso più bello e alto”.