A un passo dalla verità, la storia vera del serial killer Michel Fourniret

Il film tv di Yves Rénier ricostruisce il caso dell'orco delle Ardenne e degli agenti che l'hanno arrestato

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Philippe Torreton in una scena del film tv A un passo dalla verità
Philippe Torreton è Michel Fourniret in A un passo dalla verità (foto: Philippe Warrin / TF1)

Dietro A un passo dalla verità, film tv diretto nel 2021 da Yves Rénier, c’è la storia vera del serial killer Michel Fourniret, l’uomo che ha confessato di aver ucciso 12 persone in Francia e Belgio tra il 1987 e il 2003. Il thriller, sceneggiato da Jean-Luc Estèbe, Harold Cobert e Benoit Valère, si basa sul libro-inchiesta La mésange et l’ogresse di Harold Cobert e vede Philippe Torreton nei panni del terrificante Fourniret.

A un passo dalla verità, storia vera dietro il film

La Traque (questo il titolo originale) comincia il 26 giugno 2003, quando la polizia francese e quella belga arrestano un uomo indiziato per il tentato rapimento di una minorenne. Gli agenti che lo interrogano, capeggiati dal commissario Declerk e dalla capitana Nielsen (a interpretarli sono François-Xavier Demaison e Mélanie Bernier), si rendono presto conto di avere davanti un pericoloso assassino seriale che ha terrorizzato la Francia con i suoi crimini efferati, ma non hanno alcuna prova concreta per arrestarlo. Eppure qualcuno che conosce tutta la verità c’è.

Nato a Sedan nel 1942, Michel Fourniret è figlio di un metalmeccanico e di una casalinga e chi lo conosce lo ricorda come un bambino tranquillo e intelligente a cui piacciono gli scacchi e la musica classica. Abusato da sua madre durante l’infanzia, da adulto Fourniret lavora come operaio e supervisore scolastico ma viene arrestato per la prima volta nel 1966 per aver aggredito una ragazza. Quando nel 1984 è in prigione per cinque stupri, Michel comincia uno scambio di lettere con Monique Olivier tramite un programma di corrispondenza in carcere. Fourniret confessa le sue fantasie di stupro e omicidio di ragazze vergini, Olivier gli risponde che lo avrebbe “aiutato” a realizzare quei desideri se lui avesse ucciso suo marito.

Uscito di carcere nel 1987, Fourniret inizia una relazione con Olivier che diventa sua moglie. Da allora comincia a stuprare e uccidere giovani donne, con Monique a fargli da complice. Soprannominato l’orco delle Ardenne, soltanto nel giugno 2004 confessa di aver rapito, stuprato e ucciso 12 ragazze in un periodo di 14 anni tra gli anni Ottanta e i Duemila. Ma a suo carico ci sono altri omicidi, sempre tra la Francia e il Belgio. In molti casi i corpi non sono mai stati trovati. Soltanto in due circostanze Fourniret ammette di aver seppellito i cadaveri in un terreno del castello di Sautou, nei pressi di Donchery, nelle Ardenne francesi. Condannato all’ergastolo per sette omicidi senza possibilità di libertà vigilata, l’orco delle Ardenne muore in prigione il 10 maggio 2021. Anche Oliviret è condannata all’ergastolo con una pena minima di 28 anni per complicità.

Una scena del film tv A un passo dalla verità
L’arresto di Michel Fourniret in A un passo dalla verità (foto: Philippe Warrin / TF1)

Michel Fourniret, figlio Selim denuncia il film tv

In Francia non sono mancate polemiche quando A un passo dalla verità è stato trasmesso in prima visione tv su TF1. Nonostante abbia fatto ottimi ascolti con oltre 4 milioni di spettatori e uno share superiore al 20%, il film è stato accusato dai familiari delle vittime di spettacolarizzare la violenza e di sfruttare a fini commerciali la storia di Fourniret.

Ad opporsi alla messa in onda di A un passo dalla verità è stato anche Selim, il figlio di Fourniret e Monique Olivier. “Il caso Fourniret ha distrutto per sempre la vita di innumerevoli famiglie, per non parlare della mia”, ha dichiarato in una nota. “Come hanno osato trasformare questa tragedia infinita in una fiction? Come gli è venuto in mente di elevare Michel al rango di eroe? Avete pensato per un solo momento all’angoscia e alla disperazione in cui fate precipitare le famiglie delle vittime? Non pensiamo mai alle vittime! Solo l’idea di sapere che TF1, il canale leader in Europa, è capace di elevare due stupratori di bambini al rango di icone, mi fa venire la nausea”.